Come ogni anno è uscito il World Press Freedom Index e come ogni anno in italia si è discusso dell’Italia, che quest’anno è risalita di qualche posizione pur restando sostanzialmente nella stessa condizione problematica evidenziata negli anni precedenti. I problemi dell’Italia per la libertà di stampa sono sempre gli stessi: principalmente la criminalità organizzata che costringe alcuni giornalisti a vivere sotto scorta, unito al clima di minacce verbali o fisiche ai giornalisti anche da parte di politici, e anche la attuale legge sulla diffamazione è considerata potenzialmente limitante per la libertà di stampa.
Ma non soffermiamoci troppo sul nostro paese e vediamo cosa dice l’indice a livello globale: in cima alla classifica troviamo la Norvegia dove non si segnalano minacce alla libertà di stampa e il sistema dei media ha abbastanza operatori da garantire il pluralismo dell’informazione.
Fanalino di coda è la Korea del Nord dove il regime totalitario non solo controlla completamente la stampa ma punisce i cittadini che ascoltano stampa diversa; la situazione dei reporter stranieri nella nazione è leggermente migliorata, ma anche in questo caso il regime tende a controllare meticolosamente le informazioni che vengono riportate all’estero. Facile intuire come sia difficile stabilire una narrativa sulla Korea del Nord senza incappare da una parte nella propaganda di partito, ma dall’altra avendo fatti concreti e verificati.
Il paese che è peggiorato di più nel 2016 è l’Arabia Saudita nazione dove non son presenti media indipendenti e dove internet – l’unico spazio di libertà – è monitorato e i rischi per chi riporta notizie non allineate con il regime è molto alto.
Lo stato che ha fatto più progressi è il Laos, pur rimanendo in condizione critica: censura del regime rivoluzionario, e solo 3 canali televisivi indipendenti. Internet come spazio di libertà, ma severamente monitorato. Unica nota positiva è l’apertura verso i media stranieri, a patto però che sottostiano alla rigida censura governativa.
Da un punto di vista generale l’indice del 2017 riporta una situazione ancora peggiore: è proprio nelle democrazie che il diritto di cronaca viene limitato partendo da semplici scuse (anche le fake news) per arrivare a perseguire una agenda governativa o politica in conflitto di interesse con l’idea fondamentale della stampa indipendente come cardine di un sistema democratico.
Proprio quella fine del giornalismo di cui ci siamo già occupati sembra essere arrivata alla naturale conseguenza della realtà post fattuale, alla quale gli stati democratici stanno rispondendo nel modo sbagliato limitando la liberà di stampa.