Il Giornalismo nel Mercato dei Videogiochi

Il giornalismo nel mercato dei videogiochi è un tipo specifico, e abbastanza particolare, di informazione al consumatore. Con il passare degli anni la transizione dal cartaceo all’online che già colpisce la stampa tradizionale ha colpito ancora di più la stampa videoludica, che oramai è quasi completamente migrata online.

Al giornalismo tradizionale e professionale si è accostato anche un altro tipo di giornalismo amatoriale, o semi professionale tramite blog, youtube, twitch e altre piattaforme. Oltre a questo il mercato dei videogiochi – in particolare per PC – si è espanso incredibilmente andando ad includere un numero quasi illimitato di titoli: Steam oggi ha 10.863 titoli completi e 8.822 DLC di vario genere, dal cosmetico alla espansione completa; ogni giorno esce qualcosa: oggi ad esempio sono stati rilasciati solo su Steam 26 titoli (tra cui Virginia) e anche escludendo a priori gli showelware l’idea che un singolo o una piccola redazione riesca a coprire esaustivamente tutti i titoli rilasciati è abbastanza assurda.

Le grosse redazioni però non funzionano, perché l’attenzione del lettore non è scalabile all’infinito, e quindi ciascun giornalista può decidere se concentrare le proprie capacità su un numero ridotto di titoli, o se coprirne in modo approssimativo un numero maggiore.

Abbiamo già quindi una distinzione tra chi si occupa specificatamente ad esempio di un genere, chi cerca di coprire l’eterogeneo mercato dei titoli tripla A, e chi proverà ad avventurarsi nei meandri delle produzioni indie.

Come già detto però di giornalisti professionisti ce ne sono ben pochi, e lo spazio vuoto è stato rimpiazzato per lo più da intrattenitori di vario genere (gente che è brava a parlare, o che è divertente veder giocare) che però sono solitamente meno oggettivi e più appassionati.

I let’s play sono un ottimo modo per valutare un videogioco, se si ha tempo: possono sostituire o addirittura essere meglio di una recensione obiettiva perché ci mostrano come è il gioco veramente (sulla macchina solitamente potenziata di quello che gioca), ma per farsi una idea ci vogliono diverse ore di gameplay; una recensione obiettiva invece può condensare diverse ore di gameplay in una paginetta. Però appunto torniamo all’idea che il giornalista oltre ad essere obiettivo debba anche giocare un numero sufficiente di ore per poi poter fare una recensione obiettiva: per un gioco come Crusader Kings penso occorrano più di 40 ore distribuite in diverse partite.

Anche per questo gli intrattenitori hanno vita più facile: il loro lavoro è oggettivamente più facile, e sono in grado di mantenere l’attenzione degli utenti per più tempo. Una videorecensione richiede 40 ore di gioco + editing, un let’s play ha un rapporto di 1:1 con il tempo giocato + editing.

C’è però un passo successivo, ovvero quando questi intrattenitori si trovano ad avere a che fare con l’hype. Vediamo un esempio

Domande, dubbi, obbiettività da una parte e frenesia fanatica dall’altra.

Vediamo un esempio diverso

Da una parte gli onesti sviluppatori che cercano di presentare (anche attraverso le difficoltà della lingua straniera) il loro prodotto in sviluppo, e dall’altra due intrattenitori da villaggio turistico che non solo non riescono ad essere utili al consumatore facendo domande di un qualche interesse, ma arrivano addirittura a disturbare la visione della presentazione con battutine e cose simili.

Questi due video sono i sintomi di perché sta diventando sempre più difficile fidarsi delle recensioni e delle opinioni, anche ricordandoci che se da una parte ci sono sviluppatori che ci tengono a collaborare con i giornalisti per fornire più informazioni possibili sul titolo in uscita (come quelli della Kalypso del video sotto) ce ne sono altrettanti che approfittano del nuovo panorama del giornalismo videoludico per pompare all’infinito l’hype, e in questo vengono aiutati sia inconsapevolmente dai non professionisti fanatici sovreccitati, sia consapevolmente da quelli che avendo una testata online ed essendo interessati ad attirare visitatori saltano sul treno dell’hype garantendosi centinaia di visite e commenti da parte dei fan a qualunque articolo che monti il vuoto a neve.

La situazione non è delle migliori insomma, ed il giornalismo videoludico è solo la punta dell’iceberg rispetto al resto del giornalismo.

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