La Proliferazione dei Canali a Pagamento

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Abbiamo già visto come la TV broadcast stia lasciando il posto ai servizi on demand, e anche come su youtube si possano già trovare reality di qualità televisiva.

Per ora potrei aver dato l’impressione che per me la transizione dei media audiovisivi sia tutta rose e fiori: non lo è.

YouTube è un buon sistema per cercare di mettere in piedi una attività, ma è comunque un canale di distribuzione molto esigente: se da una parte taglia la gran parte della difficoltà dell’andare a contrattare con degli inserzionisti, dall’altra mette grosse limitazioni su cosa possa essere effettivamente venduto agli inserzionisti, e più in generale su quanto gli inserzionisti debbano pagare e quale percentuale debba andare al produttore. Tutto questo non è naturalmente aiutato dal fatto che molti (me compreso) usino sistemi per bloccare la pubblicità.

YouTube Red potrebbe essere un buon sistema, ma non è ancora diffuso globalmente; anche la sponsorizzazione da parte di terzi all’interno del video può funzionare, ma solo fino ad un certo livello perché su youtube possiamo facilmente saltare la pubblicità all’interno dei video, o comunque in genere, non agire rispetto ad uno sponsor che non ci attira (ad esempio Squarespace, con tutto il bene che posso volere a chi lo sponsorizza, con me è tempo sprecato).

Il passo successivo naturalmente è il solito: farsi un proprio servizio premium su abbonamento. Ed è quello che sta succedendo a molti canali di successo ed ad altrettante aziende di produzione audiovideo che si sono affacciate su YouTube: TromaNow, Alpha, Screen Junkies Plus sono solo alcuni esempi di tentativi di monetizzazione indipendente da parte di alcuni canali che seguo. Abbonamenti attorno ai 5$ al mese per avere accesso in anteprima, o avere accesso a contenuti in esclusiva, o simili.

Per quanto possa chiaramente capire le ragioni per arrivare a questa decisione non penso che il mercato premierà questi canali: 5 dollari a canale sono una buona cifra se si pensa che Netfix, Spotify, o YouTube Red stanno tutte attorno ai 10$ ciascuna. Facile quindi capire come nell’economia degli utenti ogni abbonamento da 5$ diventerà progressivamente una scelta molto più difficile da compiere, come già succede sui canali Twitch.

Dall’altra parte però i produttori di contenuti professionali hanno bisogno di un ritorno economico, e le strutture che vanno bene ai semi amatoriali (twitch, youtube, patron) non sono sufficienti per loro, e da questo vediamo il passaggio alla monetizzazione indipendente.

Non so come andrà a finire questo attuale proliferare di abbonamenti indipendenti per contenuti: posso immaginare che come per il satellite ad un certo punto aziende terze arriveranno offrendo dei bouquet, e in parte questo già sta succedendo con i paywall della carta stampata.

Monetizzare su internet è sempre un enorme problema, e penso che in futuro tornerò a parlarne.

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