Superstore: Seconda Stagione

Superstore è stata per me la comedy rivelazione del 2016, e devo dire che la seconda stagione non mi ha deluso.

Superstore segue le vicende si un ipermercato nella provincia americana dal punto di vista dei commessi: mostra in modo divertente uno spaccato della società americana proponendoci un ampia diversità razziale, culturale, e religiosa senza cadere negli stereotipi.

La seconda stagione conta 22 episodi più uno special estivo in occasione delle olimpiadi, e rispetto alla prima stagione abbiamo più occasioni per conoscere i membri secondari del cast che gradualmente cominciano ad avere le loro storyline.

Risulta quasi incredibile quante storie possano essere raccontate attraverso il punto di vista del supermercato, ma Superstore riesce comunque ad essere una commedia leggera anche quando si occupa di temi critici quali i diritti dei lavoratori, le elezioni politiche, o l’orientamento sessuale di alcuni personaggi. Penso sia la serie che riflette meglio alcuni aspetti peculiari dell’esperienza americana low-middle class, le loro sfide contemporanee, pur magari raccontando una società multiculturale più ideale di quella vera: in ogni caso le riflessioni sulla assurdità dell’america corporativa sono molto pungenti senza risultare stucchevoli.

22 episodi da 22 minuti tutti perfettamente godibili e ben realizzati.

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