L’uncanny valley della CGI


L’uncanny valley è quel punto di verosimiglianza dove un robot smette di essere gradevole e diventa sgradevole. Lo stesso principio può essere tranquillamente applicato agli effetti speciali visivi, e in particolare alla moderna CGI.

Gli effetti speciali visivi sono sempre stati parte del cinema. In Tempi Moderni Charlie Chaplin pattina sull’orlo dell’abisso in un grande magazzino: quella scena in realtà è una composizione tra una parte reale e un matte che simula l’abisso, l’effetto è così ben riuscito che bisogna guardare attentamente per vedere dove finisce la parte reale e dove comincia il disegno.

Grazie a queste tecniche è stato possibile integrare personaggi reali e cartoni animati praticamente da sempre: le prime tecniche risalgono addirittura al 1900, mentre uno dei primi prodotti arrivati ad una buona qualità è la serie Alice Comedies prodotta da Disney negli anni 20

Da qui le tecniche non hanno fatto altro che continuare a raffinarsi fino a sostituire le animazioni disegnate a mano con quelle fatte con l’ausilio del computer.

Con i matte si è sempre potuto puntare al realismo o a creare scenari appositamente surreali mentre i cartoni animati son sempre stati integrati con un intento ben preciso che non è naturalmente quello di dare una illusione di realismo; i personaggi digitali, al contrario, vorrebbero essere percepiti come verosimili ed è esattamente per questa ragione che se non sono fatti a regola d’arte la loro interazione con il resto dei personaggi risulta così sgradevole da portarci “fuori dal film”: è esattamente l’effetto che ho guardando i prequel di Guerre Stellari.

Se un regista è in grado di usare in modo saggio la CGI non ci accorgeremo quasi della sua presenza: a mio parere questa scena di Jurassic Park è perfetta

Sono 3 minuti di scena, ma i dinosauri si vedono solo per circa 20 secondi. Spielberg secondo me aveva ancora parecchi dubbi sulla effettiva maturità delle tecnologie digitali e quindi ha girato un mucchio di “controcampi” con le reazioni dei personaggi, e in fase di montaggio è andato a comporre la scena utilizzando prevalentemente appunto queste reazioni stupefatti che danno credibilità alla scena: l’interazione tra attori e dinosauri in questa scena è ancora meno di quella tra cartoni animati e Alice del film del ’24, ed è per questo che non è quello il punto focale della scena.

Ma se ad oggi la tecnologia digitale non è ancora del tutto matura perché viene usata a sproposito? L’idea che mi son fatto è che i cattivi registi non sappiano in realtà le reali potenzialità della CGI e ci si affidino troppo: la CGI viene applicata in post produzione e quindi se un regista non gira anche delle scene alternative (come appunto i controcampi di Jurassic Park) poi al montaggio si trova costretto ad usare quello che il reparto tecnico riesce a produrre, anche se questo risulta completamente sgradevole.

E questo è un enorme problema se si vuole raccontare una storia per immagini.

Il Marketing del Senza

Senza olio di palma, senza grassi, senza glutine. Una delle trovate più geniali del marketing è il riuscire a vendere l’assenza di qualche cosa.

Solitamente il marketing del “senza” è legato a qualche campagna allarmistica il più delle volte riguardante la salute: uno dei primi esempi che mi viene in mente è il senza grassi “con il x% di grassi in meno” (rispetto a cosa?) nata quando i grassi erano diventati il nemico pubblico numero uno perché legati alle malattie cardiovascolari: poi l’opinione sui grassi è cambiata, e ci si è concentrati sugli zuccheri.

Quando un prodotto non ha grassi allora cosa ha al posto dei grassi? Solitamente in un prodotto industriale quando si tolgono i grassi si aggiungono dei carboidrati, in particolare lo zucchero che rende palatabile anche il cartone. Naturalmente però la pubblicità non ci dice con più carboidrati ma, con meno grassi.

Discorso simile vale anche per l’olio di palma: senza olio di palma ok, ma quale grasso è stato usato al posto dell’olio di palma? Burro non se ne parla, quindi probabilmente andiamo su qualche derivato della colza, del girasole, o della soia.

E poi abbiamo la terza categoria, quello che non c’è perché non dovrebbe esserci, ovvero come lo scrivere “senza glutine” su una bistecca: non esistono bistecche con il glutine, se non quelle impanate.

Quindi, se la pubblicità ti dice che un prodotto è senza qualcosa, chiediti sempre il perché.

50 Anni del Disastro dell’Apollo 1


50 anni fa come oggi ci fu la prima grossa tragedia per il programma spaziale americano, e in particolare per le missioni lunari. Non si trattava certamente dei primi astronauti morti ma sono stati i primi a morire durante delle funzioni relative al collaudo dei veicoli spaziali.

Durante un test a terra in cui la cabina di pilotaggio era completamente scollegata dall’esterno, ovvero era in condizioni di volo, un piccolo incendio all’interno della cabina ha portato al rogo e alla morte degli astronauti a causa dell’alta concentrazione di ossigeno e del portellone privo fino a quel momento di dispositivi di apertura rapida.

Gli incidenti mortali per la NASA hanno sempre coinciso con prese di coscienza di quanto le procedure che stavano seguendo fossero pericolose o errate: sia in questo caso come nei più drammatici successivi disastri del programma Shuttle la NASA ha reagito rivalutando profondamente il proprio operato e il proprio sistema di gestione per poter continuare ad operare con un grado maggiore di sicurezza.

Purtroppo queste lezioni hanno avuto un grande prezzo in vite umane.

L’Ingovernabilità è nella Testa dei Politici


L’entaconsulta si è espressa e finalmente abbiamo una legge elettorale immediatamente applicabile. Certo, è una legge un po’ ridicola dato che prevede uno sbarramento del 3% a partito alla Camera e dell’8% di coalizione + 3% di partito al Senato; poi non prevede premi di maggioranza al Senato, e ne prevede uno praticamente irraggiungibile con il 40% alla Camera, quindi alla fin fine si tratta di un proporzionale puro.

Però hey: è una legge elettorale!

Proporzionale puro quindi: un modo come un altro per eleggere il Parlamentobello in una Repubblica Parlamentare. Negli ultimi 20 anni ci siamo allegramente presi in giro con premi di maggioranza, coalizioni e leader, arrivando persino all’idea che in Italia il Primo Ministro fosse eletto – in maniera informale – direttamente, ma la realtà è che se si vuole tenere un sistema di partiti per garantire ad ogni italiano la possibilità di scegliere in base alla propria peculiare ideologia tra 50 sfumature di VeraSinistra, oppure il partito di Destra che più si avvicina al fascismo mentre difende la Costituzione, allora poi sta ai politici eletti decidere che Governo sostenere e, all’interno di questo Governo, far valere il proprio programma.

Per me sta anche bene così perché non parto dall’idea che qualcuno vinca le elezioni con un sistema proporzionale. Se devo dirla tutta in un sistema proporzionale preferisco non ci sia alcun premo di maggioranza e che la governabilità venga determinata dalle coalizioni dei partiti che rappresentano il paese. Rappresentare la maggioranza del paese è l’aspetto più complesso di un sistema politico che parte da un astensionismo enorme, e sicuramente non c’è alcuna maggioranza in un premio di maggioranza dato ad un partito con meno del 40%, e figuriamoci una coalizione.

Sono i politici a dover decidere dopo le elezioni che posto prendere al Governo o se sedersi all’opposizione, e questo non è possibile se i partiti partono da una idea di purezza dove tutti gli altri sono “impresentabili” e dove ogni Governo diverso da un monocolore (ovvero tutti i Governi che abbiamo avuto) sia un ignobile inciucio. Bisogna partire da qui: dall’idea che la politica con il proporzionale è un compromesso tra idee diverse per sostenere un Governo con la fiducia della maggioranza degli elettori, e che il Parlamento nella sua interezza sia rappresentanza di tutto il paese e in questo modo possa scrivere le leggi. Certamente questo è molto più complicato se il gioco si ripete su due camere ma purtroppo l’ultimo referendum costituzionale ha bocciato le riforme.

Quindi non votate per chi vuole vincere: votate per chi è disposto a portare avanti la propria idea nel rispetto degli altri partiti.