Verso Eurovision 2017

A poco più di un mese ecco le canzoni più gradite secondo la classifica di ascolto del canale youtube di eurovision.

Già, il nostro Gabbani quest’anno è il favorito e i bookmakers lo danno vincente a 2.5 contro il 6 della Bulgaria.

Il sogno di riportare eurovision in Italia potrebbe essere quindi molto vicino: l’ultima volta che abbiamo vinto è stato con Toto Cutugno nel 1990 e quindi l’ultima volta che la competizione si è svolta nella nostra nazione è stata Roma 1991.

Da allora le cose sono cambiate e la competizione è diventata molto più grande, soprattutto per la dimensione del palco e del palazzetto che la ospita: la RAI quindi in caso di vittoria si troverà a scegliere quale città dovrà ospitare l’evento, e se decide di seguire la strada adottata dall’ucraina allora saranno proprio le città a doversi candidare, un po’ come per un grande evento sportivo.

Unica nuvola su questa grande competizione canora è la situazione diplomatica con la Russia che speriamo rientri nelle prossime settimane.

Le semifinali saranno il 9 e l’11 Maggio, mentre la finale – dove l’Italia parte automaticamente qualificata – sarà Sabato 13.

Buona fortuna a Gabbani e al suo gorilla!

I Dazi di Trump

Trump da un po’ di tempo minaccia dazi punitivi verso l’Unione Europea che riguarderebbero alcuni prodotti specifici come le acque minerali, i formaggi, e i motorini.

I dazi doganali sono una idea che personalmente mi ricorda molto il secolo scorso: imperi commerciali con enormi sfere di influenza e colonie in grado di garantirsi un’autosufficienza sulle spalle degli altri, e in costante guerra per il predominio commerciale.

Già nel secondo dopoguerra i dazi doganali tra Stati Uniti ed Europa hanno avuto poco successo perché anche nel caso della scelta di alcuni prodotti specifici si è sempre trovato il modo di aggirare dazi e blocchi modificando un poco il prodotto, o commerciando attraverso paesi terzi (come il Canada).

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, entrando nell’attuale mondo globalizzato i dazi doganali perdono ancora più di senso, soprattutto se minacciati contro il mercato comune europeo.

Il mercato comune europeo è ad oggi il più grande mercato per prodotti finiti e servizi che esiste al mondo: le compagnie statunitensi fanno gran parte del loro business proprio in europa, siano esse Microsoft, o Mc Donald’s. Per gli ultimi 8 anni si è provato a far passare un accordo commerciale che favorisse il libero commercio tra Stati Uniti ed UE, ma i timori per questi mercati aperti alla fine hanno prevalso.

Per queste ragioni i dazi proposti da Trump sono oggi completamente anacronistici, e sul lungo periodo danneggeranno più gli Stati Uniti che l’Europa.

Byeone

Dopo “appena” 278 giorni il Regno Unito ha attivato l’articolo 50 che da il via al suo distaccamento dall’Unione Europea.

La lettera della May è parecchio conciliante nel suo tentativo di dettare le condizioni del processo di distacco che coinvolgerà l’Unione Europea e l’UK nei prossimi mesi. Temi caldi sono naturalmente l’immigrazione, la sicurezza economica, e il mercato comune, oltre naturalmente alla questione del confine Nord Irlandese.

Il legame economico tra le aziende Europee e Londra è probabilmente l’aspetto più importante: gli stessi bus rossi di Londra sono gestiti da una società del gruppo Deutsche Bahn, per non parlare naturalmente di aziende italiane come FCA che hanno la sede centrale a Londra, o anche molte altre aziende inglesi comprate da multinazionali Europee.

Naturalmente tutti questi legami economici interessano principalmente proprio la città di Londra che nel periodo dell’Unione Europea ha visto una crescita esponenziale dovuta in gran parte dalle condizioni fiscali e dal suo essere territorio di lingua inglese nel mercato comune europeo (quindi posizione perfetta per tutte le multinazionali americane).

Ora dal punto di vista economico si teme come le aziende possano spostarsi (ancora di più) in Irlanda anche per le sedi centrali, e come il mercato finanziario europeo saldamente ancorato nella city possa spostarsi a Francoforte.

Anche settori più marginali come la Moda si chiedono se Londra potrà ancora essere una delle sedi più importanti per il mercato, ora che rappresenta solo l’UK, o se sarebbe più logico che la moda europea sia rappresentata a Parigi o a Milano.

Una ampia serie di temi da trattare insomma, ma una cosa è certa: da oggi l’europa farà a meno della nazione che più ha remato contro il processo di integrazione europea.

Trump è la fine del Partito Repubblicano


Da quando Trump correva per la nomination mi son sempre ripetuto che Trump sarebbe stato la fine del partito Repubblicano per come lo conosciamo: il suo carattere da outsider non lega con quasi nessuno dei politici del partito, la sua presenza è imbarazzante nelle campagne elettorali, e il suo ruolo di capo politico è messo in discussione da Paul Ryan.

L’elezione di Trump è stata per questo motivo una disgrazia per i Repubblicani. I Repubblicani negli ultimi 8 anni hanno potuto solo arginare la presidenza Obama paralizzando il Parlamento, ma non son riusciti a far valere la loro maggioranza, che avrebbe dovuto garantirgli il potere legislativo.

Ora con Trump dovrebbero avere un presidente alleato, e una maggioranza parlamentare, ma ciò nonostante il loro piano di abrogare e sostituire l’Obamacare, è stato prima spacchettato in tre fasi in modo che la prima fase potesse essere approvata d’urgenza; ma poi anche questa prima relativamente semplice fase si è arenata prima del voto.

Tre fattori fondamentali hanno portato a questa debacle: una parte del popolo si è mobilitata molto rumorosamente a favore di Obamacare e contro la riforma repubblicana, i sondaggi mostrano che il 52% degli americani disapprova l’operato del presidente, e il Presidente stesso non è in grado di trattare con i parlamentari in modo da far passare i provvedimenti importanti per il proprio partito, e che aveva lui stesso promesso come prioritari.

In questo senso Trump sta distruggendo il partito Repubblicano, che oramai è una bestia a più teste dove molto presto la posizione di Paul Ryan verrà messa in discussione. Non riuscire a legiferare con un esecutivo avverso è un discorso, ma non riuscire a legiferare con un esecutiva del proprio partito è un disastro.

La Russia a Eurovision 2017

Da quando la Russia ha cominciato a partecipare ad Eurovision nel 1994 è stato chiaro praticamente da subito che quell’evento internazionale sarebbe diventato la prosecuzione della diplomazia con altri mezzi.

La Russia infatti dal 1994 ad oggi è ha partecipato in 8 guerre di cui 2 contro altri paesi partecipanti all’Eurovision Song Contest, e se consideriamo anche il 1992 allora alla lista andrebbe aggiunta anche la Moldavia.

L’apice dei problemi diplomatici si riscontra quando uno di questi paesi ospita Eurovision: ad esempio quando la Russia ha ospitato la competizione nel 2009 la Georgia ha ritirato la sua partecipazione in seguito alla polemica generata dalla canzone “We don’t wanna put in“.

Quest’anno il paese ospitante è l’Ucraina che ha correntemente uno stato di guerra non dichiarata con la Russia in seguito all’occupazione della Crimea e all’intervento militare nelle regioni ad est del paese.

Ed è proprio sulla Crimea che ruota questa disputa: il governo Ucraino vieta espressamente l’ingresso a qualunque persona sia stata in Crimea sotto la giurisdizione Russa senza un visto Ucraino, e in questa particolare circostanza rientrano la maggior parte dei cantanti russi e in particolare Yulia Samoylova che è stata selezionata per rappresentare il paese nella competizione.

Questo braccio di ferro tra governo Ucraino e televisione Russa e EBU potrebbe risolversi in vari modi: la Russia potrebbe accettare un compromesso e competere via satellite, ma penso sia irrealistico che i Russi si abbassino a questa opzione; la Russia potrebbe ritirarsi, e probabilmente sarebbe seguita da altre nazioni in protesta. Oppure l’Ucraina potrebbe cedere, e questa sarebbe la volontà dell’EBU che ha pieno interesse a separare la geopolitica da una manifestazione musicale volta a promuovere l’integrazione tra i popoli.

Sarà veramente interessante vedere come andrà a finire questa trasmissione apolitica densa di contenuti politici.