Un gioco della Settima Scorsa: Diesel Railcar Simulator

Diesel Railcar Simulator come intuibile dal nome è un simulatore di locomotive diesel ambientato nel regno unito del dopoguerra.

Arrivato so Steam solo la scorsa settimana Diesel Railcar Simulator è tutt’ora in early access e, seppure completamente giocabile, non ha ancora tutte le caratteristiche della concorrenza.

La grafica non è ai livelli di Train Simulator o Train Simulator World, ma i modelli più semplici garantiscono una migliore fluidità del gioco, anche se ci sono dei “singhiozzi” in alcuni momenti dovuti probabilmente al caricamento.

Gli scenari al momento sono di finzione, che per me è purtroppo un elemento molto negativo in un simulatore, ma già dalla prossima versione dovrebbe essere rilasciato un editor.
La grande lacuna per ora è la mancanza di un ciclo giorno/notte e un sistema meteo, e al momento queste caratteristiche non sono previste.

Al di la di questo il gioco simula con sufficiente dettaglio la guida di una locomotiva diesel a trazione meccanica (ovvero con le marce simili a quelle di un’automobile) ed ha un complesso sistema di punti e statistiche e uno scenario “vivo” con treni che seguono gli orari.

Vedremo come questo progetto si svilupperò nei prossimi mesi: per il momento ha il 96% di recensioni positive, ma solo 26 recensioni, e circa 3.000 copie.

La Casa Bianca e i Videogame Violenti

Discutevamo giusto settimana scorsa del ruolo della politica nei videogame, e questa settimana la Casa Bianca ci da nuovamente un preoccupante spunto di discussione.

Nel tentativo di trovare un capro espiatorio per le troppo frequenti stragi con armi da fuoco nelle scuole americane la Casa Bianca rispolvera l’idea degli anni ’90 di dar la colpa di tutto alla violenza nei videogiochi.

Già non è chiaro perché il colpevole questa volta siano i videogiochi e non tutte le altre forme di media, però si ha sempre la tendenza a prendersela con l’ultimo arrivato (in passato i fumetti, la musica rock, la TV …)

I videogiochi erano certamente l’ultimo arrivato negli anni ’90 ed è paradossale rivedere lo stesso copione oggi che l’industria è arrivata ad avere numeri che competono con le produzioni di Hollywood sia in termini di spesa, che in termini di incasso.

Alla Casa Bianca si è tenuta una discussione per focalizzare il problema e in questa discussione è stato mostrato il video sottostante

Un montaggio di scene fuori contesto talmente mal fatto che lascia pure i watermark dei canali originali di youtube da dove son state prese le sequenze, è un esercizio molto semplice che potrebbe tranquillamente essere riproposto con cinema e tv tipo

Ma oltre a questo l’industria dei videogiochi ha già in questo momento dei sistemi di rating e supporto all’acquisto che indicano chiaramente quali siano i prodotti per adulti, e vanno ancora più nello specifico nel definire gli elementi contenuti nel gioco: nel dettaglio parliamo dei ratin ESRB (per il mercato USA) e PEGI per quello europeo.

I videogiochi violenti sono chiaramente indicati come tali, e con molta più severità rispetto al parental guidance cinematografico che non ha problemi a classificare per quattordicenni tutti i film di azione con o senza supereroi a patto che non contengano tette al vento.

Cosa succederà? Probabilmente nulla di concreto: l’industria AAA dei videogiochi da dove vengono gran parte dei contenuti del video è ormai un giro d’affari troppo grosso per essere colpita da azioni politiche, soprattutto partendo da basi così risibili. Immagino che questo spettacolino alla casa bianca si limiterà ad essere una opportunità per i giornali di scrivere qualcosa, e dei genitori di preoccuparsi.

Se la politica facesse veramente il suo mestiere dovrebbe semplicemente pubblicizzare e sensibilizzare i genitori con gli strumenti già disponibili.

Un gioco di settimana scorsa: Ion Maiden

Siamo nel 2018: ha senso pubblicare oggi un gioco basato sul motore Build del 1995? Quella di Voidpoint pensano di si e hanno pubblicato, tramite 3D Realms, Ion Maiden, in early access.

Ion Maiden è uno shooter in soggettiva ispirato a Duke Nukem 3D e costruito proprio con lo stesso motore.

Si parte dall’idea che se si vuole creare uno shooter old school bisogna proprio utilizzare gli strumenti old school e Ion Maiden stilisticamente sembra colpire il bersaglio. Anche il nome di 3D Realms (Duke Nukem, Blood, Shadow Warrior) vuole essere un bollo di qualità su questo tipo di operazione nostalgia.

Al momento il giudizio del pubblico è al 97% positivo su 315 recensioni, ma stiamo parlando di un prodotto estremamente di nicchia.

Di Videogiochi, Leggi, e Politica alla vigilia delle Elezioni

Siamo arrivati al weekend elettorale: in un modo o nell’altro lunedì avremo un nuovo parlamento e, si spera a breve, un nuovo governo.

Questo blog parla di videogiochi, e la politica sembra essere su un’altra dimensione rispetto ai videogiochi. Eppure anche la politica può doversi interessare ai videogiochi di tanto in tanto dato che anche questi sono un bene (o servizio) commerciabile, e come cinema e musica hanno più volte sollevato questioni di libertà di espressione e censura.

Proprio in questi giorni il parlamento dello Stato delle Hawaii sta introducendo una legislazione riguardante un possibile divieto di vendita ai minori dei giochi contenenti lootbox. Proprio il tema delle lootbox è il primo che viene in mente quando si parla delle possibili limitazioni e regole che dovrebbero avere i videogiochi.

I produttori spingono la narrativa per la quale un intervento dello Stato è sempre distruttivo dato che il legislatore non conosce la materia in questione e interviene goffamente, e che quindi il mercato si dovrebbe autoregolamentare.

Naturalmente questo è sbagliato, perché è vero che l’intervento del legislatore è per definizione distruttivo dato che traccia una chiara linea tra quello che è permesso e quello che non è permesso, ma i produttori allo stesso momento non possono dire di volere un mercato autoregolamentato se non vogliono autoregolamentarsi.

Il mondo potrebbe funzionare benissimo in una utopia di autoregolamentazioni quando saremo in grado di metterci d’accordo su come ottenere il meglio per tutti. Nel mentre la migliore approssimazione disponibile all’utopia è il sistema democratico.

Il sistema democratico non va inteso come quello nella quale si è chiamati a votare una volta ogni tanto, ma quello nel quale ogni cittadino può e deve far valere la sua opinione (e cercare di avere una opinione il meglio informata possibile).

Il voto però resta uno dei momenti fondamentali del processo democratico.

Per me il voto non si riduce nello scegliere un partito e un programma: il programma è una linea guida e una dichiarazione di intenti, il partito è un sistema all’interno della quale si può muoversi in modo coordinato verso quello che è il programma, ma alla base di tutto in parlamento ci sono i parlamentari, e alle elezioni si scelgono i parlamentari.

L’attuale sistema elettorale ci permette di scegliere con il sistema maggioritario un parlamentare: ti invito a considerare il parlamentare eletto nel tuo collegio come il tuo referente diretto, indipendentemente che questo abbia le vostre idee politiche.

Ma questo è un passo successivo, perché prima dobbiamo sceglierli questi rappresentanti: se ancora non lo hai fatto qui puoi trovare i nomi dei candidati per la tua zona, ti invito a leggere i nomi prima di recarti alle urne per votare un simbolo.

Buone voto!