Blade Runner: The Final Cut

Un fotogramma del final cut
Lo stesso fotogramma del montaggio originale

Il final cut è certamente la versione in cui oggi guardare Blade Runner.

Niente voce narrante, o lieto fine e una serie di piccole differente con nuovi inserti che non cambiano un gran che la storia principale ma la rendono fedele alla visione del regista.

Oltre a questo abbiamo una sostanziale ripulitura degli effetti visivi, e – come si nota dalle due immagini a confronto – molti dei fondali dipinti sono stati scuriti per ridurre lo stacco che soprattutto su una tv ad alta definizione renderebbe il trucco fin troppo evidente.

Oltre a questo vediamo una leggera che i colori son leggermente virati verso il verde: il colore che diventerà simbolo del cyberpunk con Matrix, e prima ancora con la prima edizione di Ghost In the Shell

Sperando che il final cut resti veramente l’ultima versione di questo film possiamo tranquillamente dire che questa è la versione da vedere. Soprattutto in lingua originale.

Blade Runner 2049

Come previsto non ho apprezzato Blade Runner 2049.

Il primo problema che ho con questo film è che è estremamente lungo per la semplice storia che vuole raccontare. L’ho visto due volte, ed entrambe le volte non son riuscito a guardarlo in una unica sessione.

Con i suoi 163 minuti Blade Runner 2049 supera di ben più di mezz’ora l’originale: decisamente troppo per i miei gusti.

Il film è un sequel alla storia originale che descrive un eventuale futuro con una generazione di replicanti più docili che possono lavorare anche sulla terra.

Il Blade Runner che seguiamo è uno di questi replicanti, ed è accompagnato da una sorta di assistente digitale/sex doll che simula apparentemente molto bene dei sentimenti per il protagonista.

La storia è più intricata dell’originale, come è comune per un film odierno, e cerca di inserire senza troppo successo dei colpi di scena.

Non può mancare naturalmente Harrison Ford che torna ad interpretare un anziano Deckard che dopo la fuga del film originale si è nascosta in una decrepita Las Vegas colpita da un attacco nucleare.

Tanti sono gli eventi citati per creare un “lore” più ampio, e naturalmente son stati girati anche dei cortometraggi complementari al film che illustrano alcuni eventi o alcuni personaggi perché evidentemente 163 minuti non son sufficienti per raccontare una storia.

Abbiamo diversi riferimenti all’originale, e anche al libro in realtà, e soprattutto abbiamo un guazzabuglio di estetiche diverse a seconda della zona e della scena. Mentre le scene cittadine hanno un tono simile al blu/verde Matrix le scene di Las Vegas sono arancioni come Ghost in the Shell 2.

Come facilmente prevedibile gli effetti digitali non reggono il confronto con il mondo creato in maniera artigianale nel film originale.

Di tutta questa operazione posso solo apprezzare come cerchi di espandere il lore, ma in realtà spero sia l’ultimo capitolo di Blade Runner.

Blade Runner: il videogioco

Blade Runner è un gioco della Westwood uscito nel 1997 e per il suo tempo fun un gioco innovativo.

I videogiochi legati alle licenze dei film son solitamente considerati mediocri, in particolare quelli che escono in concomitanza con il film. Non è il caso di Blade Runner naturalmente che è uscito 15 anni dopo il film su cui è basato.

In Blade Runner interpretiamo Ray McCoy un altro detective della Blade Runner che segue un diverso caso avvenuto in contemporanea con gli eventi del film.

Tutto parte con un massacro di animali nel negozio di Runcyters, la prima scena dove ci troviamo ad indagare.

Il gioco ha una sorta di rudimentale 3d e dei personaggi con un sistema simile ai voxel composto da fette (qua una demo). I personaggi catturati dal vivo con la tecnica del rotoscope. Su questo abbiamo però una ottima cura degli effetti luminosi, delle transizioni cinematografiche e soprattutto della colonna sonora e degli effetti sonori.

La colonna sonora comprende pezzi di Vangelis reincisi, e pezzi originali di Frank Klepacki.

Il gameplay è un misto di avventura e azione: la storia procede trovando degli oggetti, dialogando con i personaggi, e muovendosi liberamente nella città. La parte di azione consiste in qualche azione veloce da effettuare con il mouse, e nei combattimenti a fuoco sempre controllati con la freccia del mouse.

A seconda del livello di difficoltà possiamo anche avere una limitazione nel numero di munizioni e nella quantità di soldi a disposizione del giocatore.

Alcuni dialoghi posssono indirizzare la storia su binari diversi, e più in generale uno degli aspetti rilevanti è che i personaggi con cui abbiamo a che fare possono essere umani o replicanti, e questo è deciso casualmente all’inizio di ogni nuova partita.

Per determinare quali sono i replicanti possiamo usare il test Voight Kampff eccellentemente riprodotto con le domande usate nel film e con nuove domande originali.

Un altro sistema presente nel film che possiamo utilizzare è l’ESPER, l’analizzatore di foto con il quale possiamo scoprire indizi nascosti ad esempio in un fotogramma di una telecamera di sorveglianza.

Il gioco ha una serie di finali multipli, che derivano da una storia con passaggi obbligati. I diversi finali dipendono sia dalle scelte del giocatore che dai personaggi “sorteggiati” come replicanti.

Nel gioco si affrontano naturalmente gli stessi temi del film, e in particolare il tema del reale e dell’inreale.

Infine son presenti nel gioco una serie di riferimenti al film, e potremo anche vedere Deckard, mentre incontreremo e dialogheremo con Guza, Rachel, e Tyrell.

Nonostante il gioco sia molto vecchio è ancora perfettamente giocabile grazie all’emulazione: se avete una copia originale dei 4 CD (o se riuscite in qualche modo a reperirla) potete seguire questo tutorial per farlo girare alla perfezione con ScummVM

Il Muro di Berlino visto da OMSI 2

Oggi 30 anni fa cadeva il muro di Berlino. Uno degli eventi più importanti della storia recente che segno l’inizio della fine della guerra fredda e la riunificazione della Germania con la conseguente espansione europea nei paesi dell’est.

Non è facile immaginare cosa fosse il muro di Berlino: per prima cosa occorre ricordare che il muro circondava la parte occidentale della città che si trovava completamente compresa all’interno della DDR e isolata dall’occidente.

La vita a Berlino est era dura come in tutta la DDR, ma anche nella Berlino ovest cintata dal muro non ci si trovava esattamente nella tipica città europea degli anni ’80.

OMSI 2 può aiutarci a catturare un po’ di quelle esperienze di vita.

OMSI 2 è un simulatore molto fedele di alcuni autobus berlinesi di Spandau nel periodo che va dal 1986 al 1994. Nel gioco è possibile selezionare qualunque data e ora e mettersi alla guida di un autobus seguendo il corretto percorso e orario del tempo. Uno dei servizi di auto arriva fino alla frontiera Ovest con la Germania Est su Heerstrasse.

Qui come è oggi.

Mentre qua come era nel videogioco con il muro

E qui un dettaglio della frontiera con la Germania Est

Anche i videogiochi possono avere il loro valore nel ricordarci la nostra storia.

Blade Runner: Versione originale

Cominciamo la serie di articoli dedicati a Blade Runner parlando della versione originale.

Blade Runner ha avuto una produzione parecchio travagliata. Fuori tempo, e fuori budget praticamente dai primi giorni di produzione è praticamente un miracolo se il film è arrivato nei cinema.

Solo la quantità di materiale tagliato dalla prima versione del film potrebbe essere sufficiente per creare un secondo film, e ciò nonostante la versione originale arrivi a 1 ora e 57 minuti.

Blade Runner è ad una prima visione un film abbastanza difficile da capire, in particolare le prime scene.

Dopo un minuto di titoli di testa su schermo nero il film si apre con un testo descrittivo che più o meno ci introduce al film; Los Angeles Novembre, 2019 quindi siamo in volo sopra una strana città dove da una sorta di zona industriale si alzano delle fiamme in cielo. Le immagini sono intervallate da un occhio, quindi delle auto volanti ci sorpassano mentre ci avviciniamo a due enormi palazzi a forma di piramide tronca. Siamo subito nel vivo della storia quando un intervistatore, che possiamo provare ad intuire sia un poliziotto pone uno strano test psicologico ad un altro personaggio che ad un certo punto gli spara uccidendolo.

Quindi di nuovo vediamo la città, questa volta da vicino con enormi schermi pubblicitari e auto volanti, neon e scritte in giapponese. Scendiamo piano piano a livello stradale dal quale guardando in alto vediamo un dirigibile pubblicitario che pubblicizza le colonie extramondo. E finalmente vediamo una strada piena di gente: piove e le persone hanno ombrelli con un tubo al neon per manico; c’è un chiosco di sushi pieno di gente ma piano piano la telecamera si avvicina al protagonista Deckard che è seduto davanti ad una vetrina di un negozio anch’essa piena di neon, e sta leggendo il giornale.

Di nuovo il dirigibile, e questa volta il protagonista alza lo sguardo attirato dalla pubblicità. Quindi guarda il chiosco di sushi dove il cuoco lo sta invitando parlando una lingua non meglio identificata. Deckard ordina in inglese e il cuoco gli risponde nella strana lingua. Si intendono a gesti e quindi Deckard si accomoda. A questo punto arriva un poliziotto e un uomo in borghese che parlano con Deckard sempre nella lingua straniera: Deckard chiede aiuto al cuoco che gli traduce in inglese “dicono che sei in arresto”…

Come è facile immaginarsi quando questa sequenza iniziale è stata mostrata ad un pubblico di prova questi son rimasti molto confusi, e nonostante ora possa sembrarci del tutto familiare quella scena è parecchio da elaborare come introduzione ad un mondo che non si è mai visto.

Per questa ragione lo studio ha deciso di aggiungere una voce narrante dello stesso Ford per cercare di spiegare più o meno cosa stesse succedendo dal punto di vista del protagonista.

Ford però non è certamente uno dei migliori doppiatori che esista, e quelle scene sono state registrate in post produzione senza quasi nessuna idea di come sarebbero dovute suonare, e in effetti nella versione originale inglese sono inascoltabili.

L’altra grossa modifica apportata nel taglio originale è l’inclusione di un lieto fine, montato in fretta e furia con un paio di inquadrature di Ford e Young in auto e seguite da delle scene in pieno giorno di volo sopra le montagne.

Le scene che contrastano estremamente con il film sostanzialmente tutto notturno sono state “prestate” al regista da Kubrick, e provengono dalle ore di girato per i titoli di testa di Shining.

Sia il lieto fine che òa voce fuoricampo verranno rimossi già nel Directors Cut del ’92.

Con il doppiaggio italiano però questa voce narrante interpretata da Michele Gammino è parecchio godibile, e per questo io considero tuttora la versione originale doppiata in italiano la migliore opzione per una prima visione, e comunque una versione molto godibile anche per gli appassionati.