Il processo ai Chicago 7

Il primo film per la mia rassegna dei candidati all’oscar è The Trial of the Chicago 7.

Scritto e diretto da Aaron Sorkin questa storia racconta il processo avvenuto in seguito agli sconti avvenuti durante le proteste fuori dalla convention democratica del ’68 a Chicago.

Il racconto è completamente visto dalla parte della difesa, ovvero gli organizzatori delle proteste. Il processo viene dipinto come “politico” e voluto direttamente dalla nuova amministrazione Nixon.

Il film parte alla grande con una rapida sequenza che contemporaneamente ci presenta i “Chicago 7” e il capo delle Pantere Nere – l’ottavo dei 7 – oltre a introdurci al clima di tensione del 68 americano in seguito agli omicidi di Martin Luther King e Robert Kennedy.

Una introduzione dei personaggi scritta veramente bene: cosa che andrebbe studiata da molti sceneggiatori di film di supereroi che impiegano ore per introdurre un personaggio che magari gli spettatori conoscono già.

Il processo comincia praticamente immediatamente, e gran parte del film si svolge all’interno dell’aula di tribunale.

Naturalmente le scene delle manifestazioni e degli scontri vengono mostrate con quando i personaggi le testimoniano in tribunale.

L’aspetto convincente di questa storia è come gli imputati rappresentano le diverse sfaccettature delle proteste del 68.

Ci sono naturalmente gli hippy, adeguatamente rappresentati da Abbie Hoffman interpretato magistralmente da Sasha Baron Cohen; il movimento studentesco, sobri e pragmatici e opposti alla visione radicale degli hippy; c’è un adulto che è stato obbiettore di coscienza durante la seconda guerra mondiale; poi naturalmente il punto di vista afroamericano rappresentato da Bobby Seale interpretato da Yahya Abdul-Mateen II.

Aaron Sorkin ancora una volta riesce a portare al cinema quello che potrebbe funzionare molto bene anche in un teatro, e ancora una volta mi convinco che sia tra i migliori drammaturghi del nostro tempo.

Tra i film di Sorkin questo mi ha convinto molto di più di The Social Network. Non arriva probabilmente alle vette di Codice d’Onore, ma è comunque meritatamente in gara per gli oscar.

Snyder Cut: un involontario dietro le quinte della produzione di un blockbuster Hollywoodiano

Ho visto Zack Snyder’s Justice League e non lo considero un capolavoro. Lo considero un buon film con dei difetti alla base della storia in particolare un avversario troppo generico – anche nella versione di Snyder – che minaccia di distruggere il mondo.

Detto questo lo Snyder Cut è infinitamente meglio della versione cinematografica di Justice League. E questo ha dell’incredibile.

Lo Snyder Cut contrariamente a quanto si possa immaginare non è semplicemente una versione più lunga del film originale, ma è un film totalmente diverso.

Justice League non è nato nel migliore dei modi: in seguito al successo dell’universo cinematografico Marvel DC Comics ha provato a mettersi al passo bruciando le tappe.

Dopo Man of Steel è uscito Batman v Superman Dawn of Justice un film con l’impossibile pretesa di mostrare non solo il più epico scontro tra supereroi mai portato sullo schermo, ma anche gettare le basi per la Justice League.

Il film di Wonder Woman seppure storia standalone ha risollevato un po’ le sorti del franchise. Poi è arrivato Justice League…

Justice League era pensato come una opera in due film: il primo un sostanziale setup di Flash e Cyborg, e il secondo la resurrezione di Superman e la battaglia finale.

L’idea dei due film non andò in porto.

Poi la tragedia: Zack Snyder lascia la produzione in seguito al suicido di sua figlia. Al suo posto subentra Joss Whedon regista dei primi due film degli Avenger.

Probabilmente su istruzioni di Warner Brothers con l’intento di rendere il film meno cupo viene prodotto altro materiale con una grossa serie di reshoot.

Il tutto viene montato in un film di due ore con grossi problemi di tono (dramma misto gag stile Vacanze di Natale) e dove Cyborg e Flash vengono totalmente sacrificati; in particolare Cyborg che non ha un ruolo nel film.

Arriviamo ora allo Snyder Cut: 4 ore. Tutti i reshoot sostanzialmente eliminati, tono cupo ripristinato (e nonostante questo Flash riesce ad essere la spalla comica) e molto spazio ai personaggi.

Viene mostrata una piccola avventura di Flash: un quadretto che mostra i suoi poteri. Per Cyborg abbiamo una più dettagliata origin story, che si incastra in modo naturale con il film.

Il finale è completamente ristrutturato, passando da quello originale che ruotava attorno a Superman a questo che ruota attorno a Flash e Cyborg (e dove in realtà Batman praticamente scompare).

La questione da chiedere ai produttori è: ma non sarebbe stato il caso al posto di rigirare mezzo film ottenendo un risultato totalmente mediocre di usare le tonnellate di materiale già a disposizione per creare un film di 2 ore?

L’ultima mezzora dello Snyder cut è un epilogo che contiene l’originale scena post credit, e altre due scene post credit particolarmente assurde.

La scena di Wonder Woman a Londra per quanto eccezionale è anche inutile, dato che Wonder Woman ha il suo film stand alone, e non ha bisogno di una seconda introduzione.

Anche la battaglia delle amazzoni può essere accorciata.

Facile quindi capire che si sarebbe potuto avere un film di 120 – 180 minuti tranquillamente con il materiale di Snyder.

Ed è per questo che lo Snyder Cut è un involontario dietro le quinte: perché ci mostra in che modo folle, controintuitivo, e contro il giudizio dei fan funzionino le grosse produzioni cinematografiche.

Le 29 Canzoni di Eurovision 2021

Dopo la cancellazione dell’edizione del 2020 Eurovision Song Contest tornerà a Rotterdam il 18, 20, e 22 Maggio.

Le 39 canzoni in gara son state selezionate dalle rispettive nazioni: quest’anno abbiamo a che fare con molti stili musicali diversi, e anche molte canzoni non in inglese.

Probabilmente dedicherò altri articoli sulle canzoni che mi convincono di più

Nel mentre ecco le 39 canzoni in gara

WWI Isonzo

Verdun è probabilmente il miglior gioco per descrivere la guerra di trincea. Tannemberg non l’ho ancora provato.

Gli stessi produttori ora si spostano sul fronte Italiano promettendo un gioco che dalle prime immagini combina sia la guerra di montagna che la più classica guerra di trincea

CK3 vs CK2 completo

Ho recentemente provato Crusader Kings 3 nella settimana in cui è stato gratuito su Steam.

Il gioco è sostanzialmente lo stesso del suo predecessore CK2. L’interfaccia è stata ripulita, i ritratti sono estremamente migliorati, seguendo l’esperienza di Imperator, e danno certamente una maggiore varietà e unicità nei personaggi con cui si interagisce: elemento chiave per un gioco al limite del gioco di ruolo come CK.

Alcune meccaniche sono state raffinate, e in particolare l’aggiunta degli “hook”, simili ai favori in CK2, aprono maggiori possibilità per storie interessanti.

Anche gli eventi, almeno ad una prima vista sembrano più organici e meno casuali.

Nonostante tutti questi lati positivi ho interrotto la partita dopo poche ore, e ne ho cominciata immediatamente una nuova su CK2.

Seppure migliorato CK3 è ancora un gioco troppo scarno rispetto all’esperienza completa che offre CK2, dove qualunque personaggio – nel caso della mia ultima partita un capo tribù africano nell’800 – ha una enorme rosa di opzioni per riempire i tempi morti durante la scalata al potere.

In CK3 ho giocato come Conte di Milano, mettendomi al centro dell’azione e provando la scalata al potere: dopo un paio di semplici conquiste, ma ancora non in grado di creare il titolo di Duca mi son trovato bloccato a dover far crescere il mio esercito e le mie alleanze, nel mezzo di continue guerre tra regnanti di rango più alto.

In CK2 completo non solo ho molti più casus belli per espandere il mio regno tribale, ma nell’attesa tra una guerra e l’altra posso concentrarmi sulla carriera all’interno della confraternita dei guerrieri, o della società segreta adoratrice degli spiriti maligni.

E anche la caratterizzazione e il numero di eventi che possono avvenire per le singole popolazioni nomadi è estremamente più alto e tiene il gioco interessante a lungo.

CK3 è certamente una ottima base per un grande gioco, che sostituirà CK2 tra cinque o sei espansioni. Per il momento però soffre lo stesso problema delle varie iterazioni di The Sims, da The Sims 2 in avanti.

Se hai già investito in tutti i pacchetti aggiuntivi ed hai imparato a giocare non ha molto senso passare ad un gioco che è sostanzialmente identico, ma con meno varietà e opzioni.

E questo problema Paradox lo avrà con tutti i titoli dell’attuale generazione, ad eccezione naturalmente di Victoria 2 che ha un disperato bisogno di un nuovo capitolo che sfrutti tutte le migliorie degli ultimi giochi.