Mank

Il secondo film della mia rassegna degli Oscar è Mank.

Il film narra la scrittura della sceneggiatura di Quarto Potere dal punto di vista dello sceneggiatore Herman Mankiewicz.

Il tempo presente mostra Mankiewicz confinato in una casa nel deserto con una gamba rotta in seguito ad un incidente stradale, e con solo 60 giorni per scrivere una sceneggiatura.

La narrazione è intervallata da flashback che mostrano una serie di episodi della vita di Mank che avrebbero ispirato la stesura di Quarto Potere.

Dal punto di vista tecnico il film è in bianco e nero e girato con una fotografia che ricorda quella di Quarto Potere, oltre che probabilmente alcuni effetti sonori aggiunti per far in modo che il film sembri più datato.

La vicenda tocca i temi del potere politico di Hollywood e naturalmente è quasi impossibile non vedere un velato parallelismo tra Kane e Trump. Viene esplorato il cinema utilizzato come propaganda, con i dovuti parallelismi al nazismo che era contemporaneo al periodo in cui si svolgono gli eventi.

Gary Oldman dopo l’ora più buia viene chiamato per i ruoli del vecchio britannico ubriaco, ma in questo film non mi è sembrato particolarmente convincente. C’è anche da dire che non conosco il vero Mankiewicz.

Il film funziona, ma non l’ho trovato particolarmente degno di nota. Una buona storia da vedere dopo aver visto Quarto Potere.