Diventa un archeologo con il satellite

Le immagini satellitari stanno diventando alla portata di tutti: dall’agricoltura, al controllo ambientale, all’urbanistica sempre più settori fanno affidamento alle immagini scattate quotidianamente da un satellite.

Anche in archeologia le immagini satellitari sono molto importanti: guardando dallo spazio infatti è possibile cercare conformazioni particolari del terreno che potrebbero rivelare delle rovine sepolte. Ma c’è un’altra funzione fondamentale che si può eseguire da satellite: il contrasto ai predatori di tombe che quotidianamente sottraggono al patrimonio pubblico migliaia di reperti.

Tramite satellite è possibile vedere se in corrispondenza ad un sito ci siano delle buche sospette, e nel caso intervenire.

Guardare però chilometri e chilometri di territorio alla ricerca di piccole buche è un lavoro enorme: per questa ragione gli archeologi hanno deciso di affidarsi al pubblico.

Tramite il sito globalxplorer.org puoi dedicarti – senza lasciare la tua comoda poltrona – a visitare dallo spazio diverse zone del pianeta ricercando le buche lasciate dai tombaroli. Il sistema è molto semplice: dopo un breve videotutorial ci viene presentata una foto scelta a caso tra le zone da controllare, e ci viene chiesto se vediamo o meno delle buche. Rispondendo si passa alla foto successiva, e così via fino a quando si ha voglia.

Naturalmente non ci si aspetta che una persona qualunque dopo aver visto un breve video sia in grado di essere al affidabile nel distinguere una buca da una roccia o da un cespuglio, ma si spera che mostrando la stessa immagine a più persone il risultato finale possa essere una lista gestibile da parte degli esperti di posti da verificare.

Al momento e per i prossimi 30 giorni il sito si sta concentrando sul Perù, una nazione ricca di reperti e decisamente vasta per essere controllata.

Verificare le foto via satellite può rivelarsi un passatempo divertente, e certamente utile per l’archeologia.

Sette Mesi di No Man’s Sky


Al settimo mese siamo arrivati al secondo aggiornamento sostanziale per No Man’s Sky: il Pathfinder Update.

Prima però le consuete statistiche: secondo Steam Spy sono 818k le copie vendute, quindi anche considerando l’attuale prezzo di saldo non sembrano esserci sostanziali variazioni. L’update ha fatto tornare a questo titolo il 10.27% dei giocatori, che hanno riacceso il titolo nel weekend appena trascorso: per il Foundation Update era tornato il 24% dei giocatori, quindi vediamo se nelle prossime 2 settimane questa percentuale continuerà a salire. Complessivamente il 64% delle recensioni su steam è negativo, mentre solo il 47% delle recensioni negli ultimi 30 giorni (1.517 in tutto) è negativo: piano piano l’odio viscerale che questo gioco ha causato negli utenti Steam si sta calmando e le recensioni cominciano a migliorare.

Come previsto nei mesi scorsi la parte fondamentale di questo aggiornamento sono i veicoli: 3 tipi di veicolo, che per qualche ragioni vengono pilotati con la visuale in terza persona, ma non è ancora possibile vedere il personaggio. Oltre ai veicoli abbiamo un sostanziale miglioramento del comparto grafico; la possibilità di condividere attraverso Steam le basi che abbiamo creato; la possibilità di creare tracciati sui pianeti dove correre e sfidare i propri amici in gare a tempo (non multiplayer nel senso stretto, ma è già qualcosa); la possibilità di avere più navicelle spaziali specializzate per tipi di missione diversi; miglioramenti nella costruzione delle basi e nel mercato; nuove canzoni nella colonna sonora (già la parte migliore del gioco).

La mia impressione è che gli sviluppatori non abbiano ancora trovato la loro strada e stiano andando per tentativi vedendo cosa piace di più ai 100.000 giocatori rimasti. La condivisione delle basi e la possibilità di creare tracciati potrebbero essere l’inizio di una modalità “story mode” scritta dagli utenti, un po’ come è stato per Galactic Adventure di Spore. Ora, Spore condivide con No Man’s Sky il primato di essere uno dei titoli con più hype e risultato finale, però ho sempre considerato Spore un gioco – nella sua semplicità – completo, e ho sempre adorato il concetto di “multiplayer asincrono” dove il mondo di gioco che esploro è quello creato dagli altri utenti. Quindi questa per me potrebbe essere la strada giusta per No Man’s Sky.

Ma vedremo il mese prossimo come continuerà questa storia.

10 minuti son meglio che star fermi

Negli ultimi mesi ho messo su qualche chilo e mi sono particolarmente impigrito: ho quindi deciso di riprendere a correre

Uno dei grossi problemi quando si vuole cambiare una cattiva abitudine è riuscire a mantenere – quando l’euforia iniziale va scemando – la buona volontà di continuare.

Questo blog è nato dalle ceneri di un mio precedente progetto molto più complesso per il quale avevo completamente perso la volontà di scrivere: l’idea di questo blog è appunto creare tanti piccolo articoli corti che abbiano più una funzione di “abitudine” rispetto ad altre qualità. Non che riesca a rispettare il piccolo impegno di scrivere sul blog con precisione svizzera, anzi, però il numero di articoli per ora torna (anche se questo è in effetti un recupero degli articoli di Marzo scritto ad Aprile).

Allo stesso modo del Blog quindi ho cercato di intendere anche la corsa: non ha molto senso puntare immediatamente a correre per un’ora magari una volta sola a settimana: meglio cominciare dal minimo, 10 minuti, ma tutti i giorni, e da li costruire.

Anche correndo solo 10 minuti qualche effetto lo si sente: innanzi tutto si ha molta più spinta nel cambiare le abitudini alimentari in modo da favorire il recupero e la creazione dei muscoli, quindi si ha un incentivo in più a perder peso per ridurre la fatica, e soprattutto anche dopo una sola settimana si cominciano a notare i miglioramenti nella corsa.

Quindi il mio consiglio per qualunque cambiamento di abitudini è partire con calma e costruire mano a mano che si consolidano le basi.

Jackie


Jackie è un film di Pablo Larraín con Natalie Portman concentrato sui quattro giorni tra l’assassinio a Dallas e il funerale a Washington di JFK.

Il film è fatto per lo più di inquadrature che di dialoghi, e da per scontato che lo spettatore conosca bene la vicenda di quei giorni: il punto di vista della vedova è più che altro mostrato con azioni e recitazione che con le parole, e le vicende che si susseguono non sembrano avere un ruolo centrale.

Il film appunto è concentrato su quei 4 giorni di novembre, ma naturalmente si spinge anche a raccontare alcuni aspetti della vita di Jacqueline Kennedy alla Casa Bianca, in particolare le sue scelte nella decorazione delle stanze, vicende che vengono utilizzate a più riprese per creare dei paralleli tra Kennedy e Lincoln

Tutto il film è costruito attorno ad un articolo di 1.097 parole che ha avuto l’importanza di creare l’immaginario di “Camelot” attorno alla presidenza Kennedy e ha avuto il suo ruolo nel creare il mito futuro.

Portman molto brava e a tratti davvero somigliante, gli altri attori molto meno somiglianti alle loro controparti, in particolare Lyndon Johnson.

Tutto il film è naturalmente molto lento: con un certo valore artistico, ma che a mio parere non aggiunge nulla alla vicenda reale, e non è abbastanza didascalico per spiegare la vicenda a chi già non la conosce.

Una sola scena di pochi secondi mi ha dato una prospettiva differente sulla presidenza Kennedy nell’immaginario collettivo, ovvero quando Jacqueline abbandona la Casa Bianca nella notte dopo il funerale, e vede che nei negozi di vestiti vengono consegnati manichini con abiti simili al suo di Dallas. Ecco quella scena spiega molto bene l’idea di come la presidenza Kennedy sia entrata nel mito solo in conseguenza all’assassinio di Dallas, e che come gran parte del mito sia stato proprio responsabilità della reazione della First Lady nei giorni successivi, e naturalmente anche lo stesso articolo del Times descritto nel film.

Non so quanto questo punto di vista sia storicamente verosimile, ma l’ho trovato l’unico vero punto di interesse di un film per il resto dimenticabile, nonostante i vezzi tecnici.