Per Halloween son stato a ballare e ho tirato le 5, cosa che non mi succedeva da un po’.
La mia tolleranza per le discoteche è abbastanza particolare ma questo locale dove son stato è un posto che durante l’anno fa musica dal vivo (anche Metal), revival, e serate cosplay, quindi in una serata come halloween ci si aspetta un pubblico estremamente eterogeneo con età variabile dai 16 ai 50, comprensivo di giovini standard, vecchi tamarri, cosplayer, metallari, qualche hipster milanese, e molti bergamaschi.
Per forza di cose la scelta musicale era abbastanza eterogenea con i DJ che saltavano senza soluzione di continuità da Gigi Dag agli Ska-P, da Ligabue ai Queen, dagli 883 a Fedez, dai Green Day alla roba-che-va-oggi-fatta-solo-di-basedrop
La roba che notavo rispetto agli scorsi anni è che è arrivata una generazione che “balla” con il telefonino in mano, o meglio balla per modo di dire. Sta ferma in pista e chatta o si fa selvie mente tutto attorno c’è un mezzo pogo.
I nativi digitali, soprattutto i più giovani, perché anche io dall’alto del mio Commodore 64 potrei essere un nativo digitale – anche se l’unica cosa digitale che avevo addosso da giovane era il Casio – hanno un rapporto molto particolare con la tecnologia con cui hanno sempre convissuto: chi oggi ha 18 anni aveva 9 anni quando Steve Jobs presentava gli iPhone e quindi è facile pensare che abbia vissuto gran parte della propria adolescenza con uno smartphone dotato di fotocamera, probabilmente da prima di quando io ho cominciato ad avere uno star tac (mi sembra dopo le superiori).
Posso immaginare come per queste generazioni il telefonino, con le sue funzioni di chat e selfie, siano diventati una parte centrale della vita e del modo normale di socializzare.
Però rimango sempre straniato nel vedere come determinati comportamenti che nella mia generazione erano bollati come “nerd” oggi sono comuni, e come gli estroversi sembrino alla vista molto introversi.