Dopo “appena” 278 giorni il Regno Unito ha attivato l’articolo 50 che da il via al suo distaccamento dall’Unione Europea.
La lettera della May è parecchio conciliante nel suo tentativo di dettare le condizioni del processo di distacco che coinvolgerà l’Unione Europea e l’UK nei prossimi mesi. Temi caldi sono naturalmente l’immigrazione, la sicurezza economica, e il mercato comune, oltre naturalmente alla questione del confine Nord Irlandese.
Il legame economico tra le aziende Europee e Londra è probabilmente l’aspetto più importante: gli stessi bus rossi di Londra sono gestiti da una società del gruppo Deutsche Bahn, per non parlare naturalmente di aziende italiane come FCA che hanno la sede centrale a Londra, o anche molte altre aziende inglesi comprate da multinazionali Europee.
Naturalmente tutti questi legami economici interessano principalmente proprio la città di Londra che nel periodo dell’Unione Europea ha visto una crescita esponenziale dovuta in gran parte dalle condizioni fiscali e dal suo essere territorio di lingua inglese nel mercato comune europeo (quindi posizione perfetta per tutte le multinazionali americane).
Ora dal punto di vista economico si teme come le aziende possano spostarsi (ancora di più) in Irlanda anche per le sedi centrali, e come il mercato finanziario europeo saldamente ancorato nella city possa spostarsi a Francoforte.
Anche settori più marginali come la Moda si chiedono se Londra potrà ancora essere una delle sedi più importanti per il mercato, ora che rappresenta solo l’UK, o se sarebbe più logico che la moda europea sia rappresentata a Parigi o a Milano.
Una ampia serie di temi da trattare insomma, ma una cosa è certa: da oggi l’europa farà a meno della nazione che più ha remato contro il processo di integrazione europea.