Obama è venuto fuori dopo la presidenza Bush, che per molti americani è stata disastrosa: c’era una grande voglia di rivincita e di cambiamento. Change è stata la parola d’ordine della campagna di Obama, e il discorso fatto dopo la sconfitta nelle primarie del New Hampshire è quello che ha definito la sua campagna elettorale
Gennaio 2008: la crisi dei mutui era ancora nei radar solo degli addetti ai lavori, e pochi tra la gente comune si sarebbero aspettati il disastro che sarebbe avvenuto nelle economie occidentali da li a pochi mesi, e come quel disastro avrebbe contagiato il mondo negli anni successivi.
Il discorso di Obama quella sera parlava di un mondo migliore che sarebbe stato creato tramite una nuova maggioranza popolare che avrebbe ribaltato l’establishment, non l’establishment di Bush, ma l’establishment politico generale, la classe politica.
Questo tipo di mentalità risuonò così bene che Obama prima vinse le primarie, poi diventò Presidente degli Stati Uniti, ed in fine ricevette anche un premio Nobel per la pace sull’onda di questo nuovo modo positivo di fare politica, politica del popolo. Politica populista.
Poi arrivò la crisi e Obama con tutto il suo movimento di popolo, che comunque in termini assoluti era minoranza nel paese – come qualunque movimento politico – devono affrontare la terrificante realtà della periodica crisi sistematica del capitalismo. Ma qui dall’altra parte, dalla parte Repubblicana, nel pieno spirito della terza legge di Newton con gli stessi mezzi populistici ma con molto più odio in corpo cresce il movimento detto dei Tea Party, un movimento dal basso con controllori ben definiti che si impossessa del partito Repubblicano e riesce a far eleggere diversi dei suoi rappresentanti.
In Europa, a specchio dell’america son stati tanti i movimenti nati all’ombra dell’insegnamento di Obama, della sua personalizzazione della politica, e del suo accento sul movimento di popolo conto l’establishment. In italia certamente il Movimento a 5 Stelle viene fuori da quel tipo di idea, ma non dimentichiamoci che Matteo Renzi ha usato esattamente quel tipo di strategie per prendere il controllo del Partito Democratico.
Non nego che sia bello avere un Leader che parla bene e pensare che basta seguirlo per cambiare il mondo, ma questo ragionamento non funziona mai. Trump è stata la versione riveduta e corretta dei metodi usati da Obama, con frasi che facevano presa su una diversa porzione dell’elettorato, però i pifferai magici che ci infiammano il cuore con discorsi scritti su misura come quello di Obama qua sopra, o con frasi generiche di odio come le cose che farfuglia Trump non ci porteranno da nessuna parte.
Però purtroppo la maggioranza non vuole Hillary Clinton, non vuole Bersani, non vuole visioni moderate di governo inclusivo: la maggioranza vuole spaccare culi all’establishment e cambiare le cose, e per questo è disposta a seguire Grillo, come Sanders, Trump come Obama, Salvini come Farage. E dire che i Living Colour ci avevano avvisato parecchio tempo fa.