Cosa Resterà di Questi Anni Obama: Politica Estera

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Come si può valutare la politica estera di un Premio Nobel per la Pace sulla fiducia?

Nell’articolo di ieri abbiamo visto Obama in America, oggi vediamo Obama nel mondo.

Partiamo con un innegabile successo: sotto comando di Obama le forze speciali Americane hanno ucciso Osama Bin Laden, in Pakistan. L’unica cosa che si poteva chiedere di più era che lo catturassero vivo, ma non penso che gli Americani si sarebbero accontentati di processarlo.

Droni, Corpi Speciali, Spionaggio, Guerra a bassa intensità: la dottrina Obama in politica estera si è differenziata dal suo predecessore per il tentativo di non coinvolgere direttamente le truppe, ma questo si è tradotto in maggiori lavori di intelligence, copri speciali, contractors, e soprattutto droni. In Pakistan ci sono stati 357 attacchi con i droni per un (122 nel 2010) che hanno causato secondo le stime americane 287 vittime civili a fronte di 2218 militanti uccisi.

Guerra in Iraq: come promesso Obama ha completato l’avvicendamento con le truppe locali e ha ritirato l’esercito americano dall’Iraq. L’Iraq post Saddam era già diventato terra di contractors e insieme agli americani sono andati via anche la maggior parte dei mercenari; questo ha innegabilmente creato un vuoto che ha contribuito a creare la situazione attuale.

Primavera Araba: l’influenza e la responsabilità diretta e indiretta della presidenza Obama sui cambi di regime nel mediterraneo sono innegabili, questo ha causato parecchia instabilità soprattutto in Egitto, e vere e proprie guerre in Siria e Libia. In queste guerre gli Stati Uniti hanno cercato di intervenire il meno possibile, soprattutto per quanto riguarda le forze di terra. Questo ha portato ad una completa destabilizzazione delle coste africane del mediterraneo, e in seguito alla caduta dei dittatori il caos ha accentuato il flusso migratorio soprattutto dalla Libia all’Italia. Purtroppo il processo con cui le popolazioni arrivano a liberarsi dai propri dittatori non può essere forzato, soprattutto se il dittatore in questione è laico e tiene sotto controllo i fondamentalisti. Purtroppo la primavera araba è l’altra causa della situazione attuale.

Guantanamo: nonostante sia stata ridotta rispetto all’era Bush il carcere di Guantanamo è ancora operativo, e le condizioni dei detenuti sono al di fuori delle regole internazionali civili e militari.

Ucraina: il ruolo americano nella vicenda ucraina non è diretto. Quasi certamente le responsabilità del cambio di regime sono più europee che americane, ma anche qua le conseguenze sono state devastanti. La risposta è stata la corretta pressione sui confini europei tramite le forze armate americane e di altri paesi NATO. La situazione è delicata e purtroppo non penso si possa far qualcosa di più di quello che è stato fatto se si vuole evitare un confronto diretto anche di tipo militare con la Russia.

Iran: l’apertura verso l’Iran, venuta dopo alcuni eventi non molto chiari che hanno comportato la distruzione del programma nucleare iraniano e l’uccisione degli scienziati più importanti, è un passo importante verso la distensione. Rispetto alla primavera araba penso che l’apertura commerciale sia la strada migliore per mettere in moto i meccanismi di riforma per i paesi totalitari.

Se in questo articolo ho parlato prevalentemente di atti militari è perché nel bene e nel male anche l’amministrazione Obama è legata prevalentemente a quelli. Sul fronte del commercio con l’europa questi 8 anni non son stati sufficienti per arrivare a firmare il TTIP che è in fase negoziale dal 2012.

Non proprio quello che mi sarei aspettato da un Premio Nobel per la Pace…

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