Trump da un po’ di tempo minaccia dazi punitivi verso l’Unione Europea che riguarderebbero alcuni prodotti specifici come le acque minerali, i formaggi, e i motorini.
I dazi doganali sono una idea che personalmente mi ricorda molto il secolo scorso: imperi commerciali con enormi sfere di influenza e colonie in grado di garantirsi un’autosufficienza sulle spalle degli altri, e in costante guerra per il predominio commerciale.
Già nel secondo dopoguerra i dazi doganali tra Stati Uniti ed Europa hanno avuto poco successo perché anche nel caso della scelta di alcuni prodotti specifici si è sempre trovato il modo di aggirare dazi e blocchi modificando un poco il prodotto, o commerciando attraverso paesi terzi (come il Canada).
Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, entrando nell’attuale mondo globalizzato i dazi doganali perdono ancora più di senso, soprattutto se minacciati contro il mercato comune europeo.
Il mercato comune europeo è ad oggi il più grande mercato per prodotti finiti e servizi che esiste al mondo: le compagnie statunitensi fanno gran parte del loro business proprio in europa, siano esse Microsoft, o Mc Donald’s. Per gli ultimi 8 anni si è provato a far passare un accordo commerciale che favorisse il libero commercio tra Stati Uniti ed UE, ma i timori per questi mercati aperti alla fine hanno prevalso.
Per queste ragioni i dazi proposti da Trump sono oggi completamente anacronistici, e sul lungo periodo danneggeranno più gli Stati Uniti che l’Europa.