Il senso dell’ Eurovision Song Contest

Anche quest’anno l’Eurovision Song Contest è passato, e anche quest’anno – contrariamente ai pronostici della vigilia – non abbiamo vinto. Ma in realtà la vittoria non è l’aspetto più importante di Eurovision.

In una competizione sportiva tutti giocano secondo le stesse regole, e il migliore vince: in un europeo di calcio le squadre devono fare goal, e al di la delle possibili distorsioni dovute all’arbitraggio in una finale si ha sempre un chiaro vincitore e un chiaro sconfitto, anche se ai calci di rigore.

In una competizione canora come quella di Eurovision invece quali sono i goal? Si potrebbe pensare la qualità delle canzoni, ma ad eurovision può partecipare qualunque canzone lunga al massimo 3 minuti e priva di contenuti politici, una canzone di qualunque genere: dalla pop all’EDM, dal Metal al folk. Come si fa a stabilire quale canzone è migliore tra due canzoni che non hanno nulla in comune? Valutiamo l’arrangiamento che però è una base pre registrata? Oppure il testo? O ancora la voce?

E poi: in una competizione come Sanremo le canzoni hanno altri 2 vincoli importanti: l’arrangiamento orchestrale, e l’essere inedite: al contrario le canzoni di Eurovision sono conosciute con mesi di anticipo, e con mesi di anticipo sono promosse. Quindi è anche probabile che una canzone come quella di Gabbani abbia funzionato benissimo nella settimana di Sanremo ma dopo sia stata ascoltata così tante volte (più di 116 milioni di visualizzazioni su youtube) da essere venuta a noia, lasciando spazio ad un pezzo rimasto sottotraccia fino a poche settimane dalla competizione come quello Portoghese.

O anche nulla di queste cose perché Eurovision rimane una competizione visiva quindi anche la coreografia, i costumi, il balletto, e la bellezza del cantante rientrano nella valutazione finale.

Naturalmente anche la simpatia, o le storie personali drammatiche possono avere un loro spazio per guadagnare voti. Perché alla fin fine di quello si tratta: voti tra nazioni dati a canzoni e cantanti completamente eterogenei seguendo anche logiche di simpatia tra gli stati, o di tattica per cercare di favorire o sfavorire i concorrenti.

Quindi sommando tutto questo non stiamo parlando di una competizione agonistica, e votazioni o vincitori non devono importare più di tanto rispetto allo spazio dedicato all’interno della finale.

Eurovision è una grande festa popolare che cerca di costruire ponti ideali tra le varie culture europee (e non); è una vetrina per promuovere le proprie nazioni, soprattutto per quelle nazioni che non conosciamo bene come l’Azerbaigian o anche solo il più vicino Montenegro; è una occasione per mettere città europea al centro dell’attenzione una volta l’anno.

Negli ultimi 30 anni Eurovision è stato anche una occasione per cercare di medicare le ferite dovute alle guerre come Cipro – Turchia, Armenia – Azerbaigian, o la guerra nei Balcani degli anni ’90, e più recentemente la guerra in Georgia, o l’aggressione russa in Ucraina (che purtroppo è una ferita aperta come dimostrato in questa edizione).

Eurovision è una occasione per celebrare la nostra unità nel rispetto della diversità sia tra le varie culture, sia all’interno della stessa cultura: è un momento di festa – anche goliardica – in cui l’unica cosa veramente importante è partecipare.

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