Jackie


Jackie è un film di Pablo Larraín con Natalie Portman concentrato sui quattro giorni tra l’assassinio a Dallas e il funerale a Washington di JFK.

Il film è fatto per lo più di inquadrature che di dialoghi, e da per scontato che lo spettatore conosca bene la vicenda di quei giorni: il punto di vista della vedova è più che altro mostrato con azioni e recitazione che con le parole, e le vicende che si susseguono non sembrano avere un ruolo centrale.

Il film appunto è concentrato su quei 4 giorni di novembre, ma naturalmente si spinge anche a raccontare alcuni aspetti della vita di Jacqueline Kennedy alla Casa Bianca, in particolare le sue scelte nella decorazione delle stanze, vicende che vengono utilizzate a più riprese per creare dei paralleli tra Kennedy e Lincoln

Tutto il film è costruito attorno ad un articolo di 1.097 parole che ha avuto l’importanza di creare l’immaginario di “Camelot” attorno alla presidenza Kennedy e ha avuto il suo ruolo nel creare il mito futuro.

Portman molto brava e a tratti davvero somigliante, gli altri attori molto meno somiglianti alle loro controparti, in particolare Lyndon Johnson.

Tutto il film è naturalmente molto lento: con un certo valore artistico, ma che a mio parere non aggiunge nulla alla vicenda reale, e non è abbastanza didascalico per spiegare la vicenda a chi già non la conosce.

Una sola scena di pochi secondi mi ha dato una prospettiva differente sulla presidenza Kennedy nell’immaginario collettivo, ovvero quando Jacqueline abbandona la Casa Bianca nella notte dopo il funerale, e vede che nei negozi di vestiti vengono consegnati manichini con abiti simili al suo di Dallas. Ecco quella scena spiega molto bene l’idea di come la presidenza Kennedy sia entrata nel mito solo in conseguenza all’assassinio di Dallas, e che come gran parte del mito sia stato proprio responsabilità della reazione della First Lady nei giorni successivi, e naturalmente anche lo stesso articolo del Times descritto nel film.

Non so quanto questo punto di vista sia storicamente verosimile, ma l’ho trovato l’unico vero punto di interesse di un film per il resto dimenticabile, nonostante i vezzi tecnici.

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