In uno dei suoi più bei racconti Borges descrive una biblioteca apparentemente infinita, formata da stanze esagonali, con scaffali contenenti libri i quali sono formati da sequenze apparentemente casuali di lettere.
La combinazione di queste lettere però non è casuale ma sistematica, ovvero generata attraverso una procedura che riorganizza le lettere dell’alfabeto in modo differente.
Dato che la biblioteca contiene tutte le possibili combinazioni di lettere, i libri della biblioteca contengono tutte le possibili frasi, tutte le possibili risposte, e tutti i possibili commenti. Ogni tesi e il contrario di ogni tesi.
Ad esempio la prima frase di questo post ha il suo posto in una pagina di uno di questi infiniti libri o per essere più precisi in uno di questi infiniti esagoni, sulla terza parete, primo scaffale, alla pagina 290 del sesto volume.
Naturalmente il resto della pagina come potete notare è semplicemente un guazzabuglio di lettere, punti, e virgole ovvero è rumore di fondo, e siamo noi a dover interpretare le poche rare combinazioni di lettere che hanno senso ed eventualmente attribuirgli un valore.
La generazione procedurale è questo: si crea un sistema in grado di combinare degli elementi e poi si cerca di stabilire alcune regole in modo che possa restituire risultati sensati, ma alla fine l’intero valore della biblioteca di babele e il suo intero senso non è nulla di più che un foglio vuoto.