Black Mirror è una serie britannica andata in onda per le prime due stagioni e lo speciale natalizio su Channel 4, e per la terza stagione su Netflix. Come di consueto per le serie inglesi le prime due stagioni sono da 3 episodi ciascuna, mentre la terza ne ha 6.
Black Mirror è una serie di fantascienza in qualche modo simile ad una versione aggiornata di Ai Confini della Realtà: episodi completamente scollegati tra di loro ed autoconclusivi che mostrano il lato negativo, terrificante, o distopico delle attuali tecnologie, portate all’estremo in un futuro prossimo.
Questa terza stagione ha visto molta libertà creativa rispetto ai vincoli televisivi: gli episodi son girati ognuno con uno stile proprio, hanno una lunghezza differente (l’ultimo è praticamente doppio), attori differenti, e anche proporzioni di immagine differenti. Gli episodi sono tutti qualitativamente molto belli e toccano tematiche veramente interessanti che vanno dalla idea di amore e odio che danno i like, alle visioni estreme della realtà virtuale, al come siamo disposti a qualunque cosa per mantenere segreto quello di cui ci vergognano, all’idea dell’odio online e la stupidità dell’odio nella realtà.
Oltre al tema generale ogni episodio esplora e suggerisce diversi aspetti della tecnologia portata all’estremo come droni, auto a guida autonoma, e social network.
L’episodio che mi è piaciuto di meno è Playtest perché al di la dell’impostazione da film horror non ha per me esplorato bene l’idea della realtà simulata; quello che mi è piaciuto di più è Shut up and dance perché è completamente contemporaneo, e ha un finale memorabile.