L’Ipotesi della Simulazione e il Concetto Stesso di Simulazione

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Tra le ipotesi più stravaganti tra quelle che solitamente vengono discusse dopo un paio di birre c’è certamente quella della simulazione.

Secondo l’ipotesi della simulazione se esistono civiltà sufficientemente avanzate da creare una simulazione della realtà completamente verosimile allora la nostra realtà potrebbe essere null’altro che una simulazione di una civiltà avanzata, a patto che almeno una civiltà non si sia autodistrutta prima di arrivare al livello necessario di sviluppo, e che esista almeno una di queste civiltà interessata a creare e mantenere un simile tipo di simulazione.

L’argomento il più delle volte affrontato in modo paradossale e scherzoso pone lateralmente la questione di cosa sia una simulazione.

Ho rintracciato la vecchia confezione del videogioco Balance of Power del 1985. A quei tempi i videogiochi venivano rilasciati corredati da corposi manuali cartacei, e nel caso di Balance of Power la stessa confezione è un libretto rilegato. A pagina 75 il creatore del videogioco si avventura nello spinoso concetto del realismo di una simulazione.

Secondo l’autore non ha senso paragonare una simulazione ad una foto, ovvero ad una riproduzione fedele della realtà, ma è più corretto paragonarla ad un dipinto, ovvero una raffigurazione enfatizzata della realtà: ogni simulazione dalla più semplice alla più accurata arriva a coprire ed enfatizzare solo una serie di aspetti della realtà, andando a creare delle meccaniche e inserendo dei dati misurabili per far funzionare questa macchina.

Partendo da questo concetto di simulazione quindi se andassimo a supporre che la nostra realtà sia in realtà una simulazione all’interno di un’altra realtà allora dovremmo per forza accettare che esista una realtà più complessa e diversamente enfatizzata rispetto alla nostra.

Ok: direi che 250 parole sull’ipotesi della simulazione sono il massimo contributo che si possa scrivere da sobrio.

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