Lo Spirito Olimpico

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Nella notte tra Venerdì e Sabato sono iniziate a Rio le Olimpiadi.

Qualche anno fa spendevo parte delle mie vacanze estive viaggiando nei paesi dell’est europa con la Caritas per fare l’animatore insieme ad alcuni ragazzi del posto: sia in Ucraina che in Moldova mi son trovato in piccoli villaggi rurali di quelli con le case piccole, le strade polverose, e l’acqua dai pozzi.

In entrambe queste esperienze quando si è trattato di organizzare dei giochi semplici da spiegare attraverso il muro linguistico che gli animatori italiani trovavano con le lingue locali abbiamo optato per organizzare una piccola olimpiade.

Le Olimpiadi sono uno dei pochi eventi che uniscono il mondo sotto una unica bandiera bianca a cinque cerchi, e ad ogni edizione riescono a rompere diversi muri, quali ad esempio aver donne atlete in ogni paese del mondo (quando non le avevamo neppure un secolo fa in Europa). La competizione è certamente una parte importante, ed è bello vedere un record del mondo essere infranto, ma ancora più importante è come queste gare siano per gli atleti che vi partecipano molto diverse. Ci sono atleti favoriti che devono rischiare il tutto per tutto, e magari perdono per un evento del fato avverso; ci sono gli importanti secondi posti dietro ad un primo sovrumano; ci sono gli sfavoriti che arrivano ad una medaglia; e poi ci sono tutti gli altri, quelli che semplicemente partecipano.

Tra quelli che semplicemente partecipano c’è il proprietario del cancello nella foto qua sopra: quel cancello è davanti ad una delle piccole case rurali in Moldavia, e il suo abitante aveva corso la maratona a Mosca. Questo è lo spirito Olimpico: qualcosa che ti porti dentro tutta la vita anche se solo hai partecipato.

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