NBA 2K20: l’eroe dai mille volti sbagliati

Il giocatore

La serie NBA 2K si ripete anno dopo anno con poche differenze rilevanti. La modalità “carriera” però è probabilmente quella che riserva più variazioni.

Nella modalità carriera è possibile interpretare un singolo giocatore e partendo dalla scuola entrare in NBA.

Quest’anno il percorso dalla scuola all’NBA è un vero e proprio film, con tanto di regista (Sheldon Candis), e attori riprodotti in 3D e voce del calibro di Idris Elba e Rosario Dawson.

L’eroe della storia invece ha le sembianze e le caratteristiche di gioco scelte dal giocatore. Infatti questo “film” è solo la parte introduttiva di una più elaborata modalità di gioco, che da spazio a diversi ruoli.

Nel film invece si interpreta fondamentalmente il playmaker. Poco importa se si è configurato un bianco bassetto e tarchiatello che non riuscirebbe a schiacciare neppure usando la scala: si viene trattati come un novello Michael Jordan.

Questo naturalmente è accentuato dal fatto che è l’attore Deric Augustine a prestare voce e movenze a qualunque personaggio si crei, e quindi la dissonanza ludonarrativa è particolarmente forte quando si interpreta un bianco che scimmiotta movenze da ghetto.

Questo è il tipico caso in cui le opzioni di personalizzazione giocano completamente contro la storia che si vuole raccontare: è esattamente come se in Grand Theft Auto San Andreas avessimo potuto interpretare ad esempio una donna ispanica al costo di CJ.

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