Nirvana

Cominciamo questa rassegna con quello che considero il film che meglio coglie l’idea di Cyberpunk: Nirvana.

Probabilmente il film più inaspettato di Salvatores che nel ’97 all’apice della sua carriera dopo aver ricevuto l’oscar per Mediterraneo riesce a tirar fuori qualcosa di particolarmente inaspettato per un film italiano. Un film di Fantascienza, e non solo: un film puramente Cyberpunk.

Nirvana racconta la storia di Jimi, programmatore dell’Okosama Starr e autore del videogioco Nirvana, che partendo dalla sua casa nel centro si troverà a girare le periferie (lo sprawl) nei quartieri di Marrakech, e Bombay City nel tentativo di trovare un modo per cancellare il suo videogioco, che ha preso coscienza.

Il centro viene mostrato in poche immagini, come una via piena di Neon, pubblicità, e gente di varie etnie. I mendicanti in centro vengono presi a manganellate dalla polizia, e anche chi lavora in centro non è trattato con molto riguardo, come il tassista Corvo Rosso 610.

Lo sprawl invece è dipinto come una zona dove può succedere di tutto: qualunque trasgressione è permessa, e l’unica pubblicità degna di nota è il bollettino settimanale delle droghe, mostrato sugli schermi di Marrakech.

Lo sprawl virtuale del videogioco è ancora più violento: a Shangai Town la yakuza, i cacciatori di organi, e strani personaggi con “pistoloni” al posto delle braccia non perdono occasione per togliere la vita al personaggio Solo.

L’aspetto che rende questo film il migliore esempio di cyberpunk è probabilmente il modo in cui l’ambientazione traspare dai personaggi. Joystick, lo spiantato “angelo” compagno di avventure di Jimmy si è venduto le cornee ed ora vede attraverso due occhi cibernetici da quattro soldi; Naima ha perso la memoria durante un “attacco” ad una banca dati ed ora può ricordare solo con dei chip di memoria. I chip di memoria tra l’altro sono anche una idea che torna in Cyberpunk 2077 dove il protagonista si porterà dietro la coscienza di Jonny Silverhand nella forma di un biochip.

In alcune scene la diversità di questo mondo viene mostrata in tutta la sua bellezza: in particolare nella scena dell’inseguimento con i sicari assoldati dalla Okosama Starr a Bombay City. In questa scena concitata ogni porta che viene aperta mostra un quadro diverso di questo mondo futuribile, in cui anche qualcuno che sta cercando la pace interiore nella meditazione può prendere un fucile a pompa e spararti nella schiena se lo disturbi.

Il film culmina con la scena nel cyberspazio mostrato come una sorta di sogno virtuale celebrale dove le difese delle banche dati ti leggono nella testa e usano i tuoi ricordi contro di te. La culminazione perfetta di un film che molto prima di Matrix si poneva tutte le domande su cosa sia il reale e cosa sia il virtuale.

Nirvana anche esteticamente mostra molti personaggi tipicamente “punk” e la colonna sonora alterna pezzi tecno a canzoni dei NoFx.

La cornice multietnica, le megacorporazioni che possono fare qualunque cosa, e la tecnologia che permea ogni aspetto della vita, anche spirituale contribuiscono a creare una gemma inaspettata del cinema italiano.

Perché penso che questo film colga alla perfezione lo stile Cyberpunk? Perché la storia di questo film non è importante: è importante l’estetica, l’ambientazione, e l’idea del vasto mondo che ruota attorno ai personaggi. Questo viene mostrato ancora meglio paragonando le vicende dei personaggi reali e virtuali.

Perché è quella un po’ la chiave del cyberpunk letterario, in particolare di Gibson. Non conta molto la profondità della storia, ma conta il mondo in cui si svolge.

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