Un anno di Panama Papers

Il 3 Aprile dello scorso anno vennero rilasciati i Panapa Papers

Ad un anno di distanza direi che – a parte il primo ministro Islandese – non è cambiato nulla praticamente nulla qua da noi.

Ci sarebbe da analizzare se nel Regno Unito i Panama Papers abbiano avuto qualche relazione con la protesta che ha portato al Brexit.

Ancora più interessante è l’analisi del nostro sistema attuale dell’informazione dove stiamo da 7 anni a parlare del Bosetti, ma questioni più rilevanti ma anche più difficili da comprendere di un caso di nera vengono dimenticate alla fine di un ciclo giornalistico di poche settimane.

Perché è questo il problema dei leaks: non è tanto che c’è una enorme cospirazione volta ad insabbiare tutto, è che al di la dell’eccitazione iniziale il risultato di determinate rivelazioni non è immediato, e non è per nulla eccitante. Il tempo delle indagini è lungo, e anche solo il tempo per leggere e articolare migliaia di documenti è più lungo di quello che lo spettatore dell’informazione in tempo reale si aspetta di attendere. Per questo storie come i Panama Papers si perdono nel marasma di gossip che sono i nostri giornali.

Stato del Blog Marzo 2017

Anche Marzo si è concluso con qualche articolo in ritardo, ma tutti e 23 sono ora contati e pubblicati. Globalmente ho raggiunto quota 175.

Solo 170 sessioni, ovvero -34% rispetto al mese precedente, e 123 utenti (-36%). Effettivamente pubblicare gli articoli in ritardo ha questo effetto, in particolare se non li promuovo sui social media.

61% da desktop, 30% cellulare, 9% tablet: tablet invariato, e un po’ più di visite da cellulare.

48% motori di ricerca, 27% social, 16% diretti, 8% referral, e 1% email.

Anche questo mese Trump ci ha dato modo di parlare in più occasioni, ma se non altro son riuscito a scrivere qualche recensione di cinema: per il mese prossimo mi aspetto sicuramente la recensione di Ghost in the Shell (forse addirittura domani), e naturalmente ancora pun po’ di cronaca su No Man’s Sky. Probabilmente riprenderò a scrivere di prima guerra mondiale seguendo il Bloody April, e la rivoluzione d’ottobre.

Considerando i ponti e le festività che si accavallano in questo mese sarà dura tenere il ritmo di pubblicazione, ma cercherò dove possibile di portarmi avanti.

From Lake Geneva to Finland Station

Oggi esattamente 100 anni fa Lenin scendeva dal treno piombato che dalla Svizzera lo riportava a San Pietroburgo.

In Febbraio in seguito alle terribili condizioni causate dal protrarsi della prima guerra mondiale il popolo russo insieme ai militari depose lo Zar. La situazione successiva alla rivoluzione di Febbraio era estremamente volatile, ma i bolscevichi erano carenti di leader e organizzatori politici che erano in Esilio, come appunto Lenin.

Per i Tedeschi il rientro di Lenin in Russia serviva a garantire la fine delle ostilità sul fronte orientale, mentre per la Russia il suo arrivo significò la riorganizzazione dei bolscevichi partendo dalle direttive delle tesi di aprile che portarono alla rivoluzione d’Ottobre.

Nel ricordare questa giornata di 100 anni fa non possiamo però dimenticare le vittime dell’attentato che ha colpito incidentalmente oggi la città di San Pietroburgo.

Verso Eurovision 2017

A poco più di un mese ecco le canzoni più gradite secondo la classifica di ascolto del canale youtube di eurovision.

Già, il nostro Gabbani quest’anno è il favorito e i bookmakers lo danno vincente a 2.5 contro il 6 della Bulgaria.

Il sogno di riportare eurovision in Italia potrebbe essere quindi molto vicino: l’ultima volta che abbiamo vinto è stato con Toto Cutugno nel 1990 e quindi l’ultima volta che la competizione si è svolta nella nostra nazione è stata Roma 1991.

Da allora le cose sono cambiate e la competizione è diventata molto più grande, soprattutto per la dimensione del palco e del palazzetto che la ospita: la RAI quindi in caso di vittoria si troverà a scegliere quale città dovrà ospitare l’evento, e se decide di seguire la strada adottata dall’ucraina allora saranno proprio le città a doversi candidare, un po’ come per un grande evento sportivo.

Unica nuvola su questa grande competizione canora è la situazione diplomatica con la Russia che speriamo rientri nelle prossime settimane.

Le semifinali saranno il 9 e l’11 Maggio, mentre la finale – dove l’Italia parte automaticamente qualificata – sarà Sabato 13.

Buona fortuna a Gabbani e al suo gorilla!

I Dazi di Trump

Trump da un po’ di tempo minaccia dazi punitivi verso l’Unione Europea che riguarderebbero alcuni prodotti specifici come le acque minerali, i formaggi, e i motorini.

I dazi doganali sono una idea che personalmente mi ricorda molto il secolo scorso: imperi commerciali con enormi sfere di influenza e colonie in grado di garantirsi un’autosufficienza sulle spalle degli altri, e in costante guerra per il predominio commerciale.

Già nel secondo dopoguerra i dazi doganali tra Stati Uniti ed Europa hanno avuto poco successo perché anche nel caso della scelta di alcuni prodotti specifici si è sempre trovato il modo di aggirare dazi e blocchi modificando un poco il prodotto, o commerciando attraverso paesi terzi (come il Canada).

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, entrando nell’attuale mondo globalizzato i dazi doganali perdono ancora più di senso, soprattutto se minacciati contro il mercato comune europeo.

Il mercato comune europeo è ad oggi il più grande mercato per prodotti finiti e servizi che esiste al mondo: le compagnie statunitensi fanno gran parte del loro business proprio in europa, siano esse Microsoft, o Mc Donald’s. Per gli ultimi 8 anni si è provato a far passare un accordo commerciale che favorisse il libero commercio tra Stati Uniti ed UE, ma i timori per questi mercati aperti alla fine hanno prevalso.

Per queste ragioni i dazi proposti da Trump sono oggi completamente anacronistici, e sul lungo periodo danneggeranno più gli Stati Uniti che l’Europa.