Recensione di Desktop Hacker

Tra i work simulator quelli dedicati all’hacking sono i più coinvolgenti. Se si gioca su un computer con un mouse e una tastiera infatti tutto quello che il gioco deve fare è mostrarci l’interfaccia del computer con cui attuare i nostri crimini informatici.

Ed è proprio questo che fa Desktop Hacker, il nuovo gioco di Cybercritics per il quale ho ricevuto una copia gratuita. In Desktop Hacker interpretiamo il ruolo di un latitante che ha commesso qualche forma di insider trading.

Ci siamo rifugiati in una casa di campagna di un amico e abbiamo appena acceso uno strano computer (l’interfaccia del gioco). Questo computer che apparentemente sembra essere bloccato è in realtà un potente strumento di hacking, e nel corso del gioco, supportati da un nostro amico, sbloccheremo una serie di programmi per eseguire hack complessi: Prevalentemente furti o modifica di informazioni.

Il gioco ha sostanzialmente tre fasi, che cercherò di illustrare utilizzando solo le informazioni già leggibili nella descrizione del prodotto.

La prima fase è una sorta di tutorial dove vengono mano a mano sbloccate tutte le funzioni del gioco partendo dai programmi semplici fino ad arrivare ad un potente tool di hacking: il programma Pandora.

Nella seconda fase avremo a disposizione una bacheca di missioni tra cui scegliere liberamente. Alcune missioni richiederanno l’uso di Pandora, altre solo i programmi di base, e altre ancora la combinazione delle due cose. La terza fase è il finale, dove avremo nuovamente alcune missioni di storia.

La terza fase è il finale: un’altra serie di missioni principali che ci porteranno fino ad una dei due, o forse tre possibili finali.

Veniamo ora al gameplay: abbiamo la possibilità di effettuare gli hack sia attraverso il terminale, sia attraverso un’interfaccia grafica. Io ho sempre utilizzato il terminale, che naturalmente richiede di digitare i comandi.

Il gioco ci tiene abbastanza la mano – in particolare nelle missioni principali – suggerendo quali comandi utilizzare. In generale non si può sbagliare: si tratta di digitare i comandi in ordine per completare la missione.

Questo aspetto è parecchio debole per un gioco di hacking: il bello di questi giochi è l’esplorazione autonoma e anche l’uso improprio dei comandi a nostra disposizione per ficcanasare, ma in questo gioco siamo su dei binari.

Ci viene proposta qualche scelta etica, ma non una vera libertà d’azione. Oltre ai comandi da terminale abbiamo anche Pandora.

Pandora è sostanzialmente un minigioco nel quale ci muoveremo all’interno del sistema attaccato e combattendo in vario modo. Purtroppo ho trovato questo minigioco confuso, e sono riuscito a superarlo semplicemente andando in giro e usando il tasto esplora fino a quando in maniera casuale sono arrivato all’obiettivo della missione.

Al di fuori dell’hacking abbiamo anche da pagare l’affitto e faremo questo attraverso un conto offshore. Anche qua nulla di complicato. C’è anche un ciclo giorno notte, ovvero lo schermo diventa scuro e dovremo premere il tasto dormi per farlo ritornare chiaro. Anche qua però non ho notato conseguenze di gameplay.

Nel complesso mi sembra che questo gioco abbia una serie di meccaniche abbozzate che avrebbero potuto rendere la fase centrale del gioco più lunga se fossero state portate a compimento.

Ho dato un’occhiata ai file del gioco e tutta la storia e missioni sono in file di testo. Penso sia quindi possibile espandere il numero di missioni, e provare anche a far qualcosa di più complesso con l’attuale motore.

Il gioco richiede attorno alle due ore per essere completato: non è particolarmente difficile da completare e la storia è piacevole. Non ho notato particolari bug al di fuori di qualche testo che non scala correttamente all’apertura delle finestre e impiega qualche secondo per andare a posto.

Una cosa che migliorerei come qualità della vita è agganciare direttamente il cursore alla finestra attiva in modo da poter digitare senza dover ogni volta cliccare sulla casella di testo.

Seppure tutte le missioni come ho detto son facili c’è un Achievement che richiede un po’ di – vero hacking – per così dire, ovvero quello chiamato “Nicely done” che è il più divertente da sbloccare.

In conclusione Desktop Hacker è un buon gioco, anche se corto. Semplice da completare, e penso adatto a tutti quelli che vogliono provare un “simulatore di hacker” senza affrontare altri giochi più complessi che si trovano nella stessa categoria.

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