Spiegare il Mouse a un Nativo del Touchscreen

Lo scorso anno mi è capitato di tenere un corso base di utilizzo del computer a degli immigrati: questi ragazzi con una età attorno ai 18 anni, provenienti da alcune zone disagiate dell’Africa non erano completamente a digiuno di internet e informatica, ma contrariamente a quanto ci si può aspettare, per loro internet e l’informatica sono qualcosa di legato ai telefonini, agli smartphone.

Quando 10 anni fa Steve Jobs presentò l’iPhone ha speso gran parte della presentazione a spiegarci la nuova interfaccia touch con la quale avremmo avuto a che fare: per me che avevo allora 25 anni, che il mio primo computer era un Commodore 64, e che da quando andavo alle scuole medie ho sempre avuto a che fare con i PC e i mouse l’interfaccia touch era qualcosa di nuovo, ma comunque intuitivo e semplice; posso immaginare che se mi fosse stata presentata ad 8 anni probabilmente il mouse mi sarebbe risultato inutilmente scomodo, esattamente come per questi ragazzi che per il momento avevano visto solo i cellulari touch e non avevano mai provato a spostare la freccia di un mouse.

Spostare la freccia di un mouse non è immediato come puntare con un dito: muovere l’interfaccia con un dito è completamente naturale, soprattutto se l’interfaccia è disegnata con piccoli ma importanti accorgimenti di usabilità come l’effetto elastico, o l’inerzia nello scorrimento. Il mouse invece è un movimento completamente scollegato: si muove un oggetto e la freccia si sposta in modo coordinato, ma occorre acquisire una certa abilità e coordinazione, la stessa abilità e coordinazione che hanno dovuto acquisire gli adulti negli anni 90 quando i personal computer son cominciati a diventare parte integrante di tutti gli uffici.

Ma perché per un immigrato africano è più facile aver avuto a che fare con un moderno smartphone al posto di un semplice PC? Per prima cosa si tratta di un oggetto portatile, dotato di batteria, e quindi più pratico di un laptop, e immensamente più pratico di un desktop; poi raggruppa l’importante funzione di essere un oggetto per comunicare: nel mondo ci sono più telefonini che toilette, perché mentre un bagno è qualcosa di sostituibile in qualche modo, per comunicare in tempo reale a grande distanza hai bisogno di un telefono.

L’altra questione che ha portato la diffusione dei telefonini è il costo: nel Gennaio del 2005 venne lanciato il progetto One Laptop per Child con l’intento di creare dei laptop da 100$ da distribuire nei paesi poveri. Cento dollari sembrava un prezzo piccolissimo per un computer, ma un anno dopo il migliore telefono sul mercato, andava in vendita a solo 5 volte il prezzo, ed è facile capire come nel giro di pochi anni – con la concorrenza portata da Android – è stato possibile avere dei telefoni nuovi almeno comparabili migliori del primo iPhone a meno di 100$, e questa senza contare il mercato dell’usato.

Oggi un laptop costa comunque di più di un telefono, o di un tablet, e quindi è facile capire come questi telefoni si siano rapidamente diffusi nei paesi poveri, anche partendo dall’idea di quanti telefoni usati ma in buono stato vengano “riciclati” ogni anno in occidente.

Ed è per queste ragioni che oggi l’interfaccia touch dell’iPhone è probabilmente l’interfaccia più conosciuta sul pianeta, e perché quella presentazione 10 anni fa è stata così importante.

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