Squid Game: Recensione

Arrivo tardi con questa recensione di quello che è diventata la serie di successo di questa stagione invernale.

In realtà avevo visto Squid Game per caso, prima che partisse l’hype.

Netflix mi ha proposto il trailer in homepage, l’ho guardato e mi ha subito convinto a guardare il primo episodio. Da li non mi sono staccato per tutta la notte, e ho visto l’intera stagione in due giorni di “binge”.

Se ci fosse ancora qualcuno che non lo sapesse Squid Game è una serie Coreana simile a Battle Royale o a Hunger Games. La variazione è che le prove letali sono tutti giochi da bambini come Un due tre stella, o tiro alla fune.

La fotografia è estremamente colorata: colori saturi, rosa, rosso, viola, verde. Forme e disegni da bambini: il tutto da un effetto di Takeshi’s Castle (Mai dire banzai per quelli della mia generazione) con pena di morte.

I protagonisti di questa serie sono dei volontari reclutati per via dei loro debiti e del loro amore per il gioco e le scommesse da una misteriosa organizzazione che li porta su un isola dove si tengono questi giochi letali.

Come spesso accade il gioco mortale è un pretesto per esplorare la natura umana e i vari caratteri dei personaggi. Le regole permettono di interrompere il gioco tra una prova e l’altra, e tutti dopo il primo gioco sono consapevoli che solo uno arriverà vivo alla fine.

Questa esplorazione dei personaggi messi di fronte all’ignoto è il punto di forza della serie. I giocatori non sanno mai cosa li aspetta, e devono in molte occasioni fare una scelta a scatola chiusa, ovvero senza sapere le regole del gioco, non sapendo ne se quello che si sta scegliendo sarà un compagno di squadra o un avversario, o se sia meglio andare per primi o per ultimi.

Al di fuori dei giochi i giocatori possono comunque uccidersi a vicenda e questo crea un secondo livello di conflitto altrettanto interessante.

I colpi di scena durante tutta la serie sono ampiamente annunciati e mettono lo spettatore in una sorta di sicurezza. C’è un solo colpo di scena finale che non viene annunciato allo stesso modo, ma è più sufficientemente giustificato nella storia.

La serie ha qualche pecca, in particolare una trama secondaria che – pur mostrandoci il dietro le quinte del gioco – non va alla fine da nessuna parte.

Benché la storia sia perfettamente autoconclusiva come prevedibile il finale lascia spazio ad una seconda stagione che è immaginabile ci sarà.

Squid Game al momento non ha un doppiaggio in italiano. Il doppiaggio in inglese è fatto bene e personalmente ho optato per questa versione al posto dell’originale Coreano con sottotitoli, ma nel caso doveste usare i sottotitoli allora consiglio quelli in italiano con l’audio originale in inglese.

Essendo debiti e premi in denaro un grosso punto della trama naturalmente ci troviamo a fare i conti con il Won coreano. Dato che lo cercherete certamente guardando la serie lo scrivo direttamente: un euro vale circa 1400 Won, quindi se siete abbastanza anziani da ricordarvele potete pensare ai Won come alle vecchie Lire.

In conclusione: Squid Game è un successo inaspettato e meritato. Particolare come ormai si debba andare fino in Corea per trovare un prodotto originale che possa appassionarci, ma questo è un discorso per un’altra volta.

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