Verso il Referendum: Superamento del Bicameralismo Paritario

La parte centrale della riforma costituzionale è il superamento del bicameralismo paritario. Nel sistema attuale le leggi devono essere approvate sia alla Camera che al Senato, ma se ad esempio una legge venisse approvata al Senato, e poi venisse emendata alla Camera allora dovrebbe tornare al Senato per una nuova lettura e approvazione, dove potrebbe essere nuovamente emendata, e così all’infinito.

Penso sia questa la ragione principale dell’ingovernabilità del nostro paese: il Parlamento, che dovrebbe fare le leggi, si blocca troppo facilmente quando i Parlamentari fanno il loro lavoro, ovvero modificare le leggi in modo che possano essere più rappresentative della volontà popolare. In questo meccanismo solo il Governo – se sostenuto da una ampia maggioranza – è in grado di scrivere efficacemente le leggi, e di approvarle in tempi utili. Per farlo però deve ricorrere spesso al voto di fiducia, e deve blindare la legge nella seconda Camera svilendo completamente il ruolo dei parlamentari della maggioranza che si trovano solo a dover ratificare una legge senza poterla modificare magari inserendo un emendamento condiviso con parte dell’opposizione.

La presenza di questo sistema bicamerale, e la necessità di un passaggio costituzionale per modificarla, è stato a mio parere la scusa con cui per anni in Italia si è introdotto il premio di maggioranza: il premio di maggioranza – soprattutto se dato in maniera proporzionale al partito con la maggioranza relativa – è a mio parere un sistema errato per risolvere il problema di fondo del legiferare. Il sistema dei partiti naturalmente è felice di questo compromesso dato che il premio di maggioranza può funzionare solo con Partiti grossi e organizzati, eventualmente coalizzati con piccoli partiti personali (per esempio Mastella).

Per questo motivo penso sia corretto che sia solo la Camera ad avere la possibilità di fare legiferare, lasciando al Senato un ruolo diverso che vedremo nell’articolo sul Capitolo Quinto.

Il problema sorge però quando questa riforma costituzionale viene affiancata ad una legge elettorale con un premio di maggioranza: nel caso dell’Italicum come formulato oggi il premio di maggioranza verrebbe attribuito attraverso un ballottaggio tra i primi due partiti. Per quanto ritenga che questo sistema sia certamente migliore rispetto ai premi di maggioranza del passato lo ritengo comunque non ideale, dato che preferirei che la camera venisse eletta con collegi uninominali rappresentativi del territorio, o in alternativa con un proporzionale senza premio di maggioranza.

La questione fondamentale però è che le leggi elettorali vanno e vengono: se l’Italicum non piace il parlamento lo cambia, mentre l’opportunità di riformare il sistema legislativo non penso sarà discussa nuovamente nei prossimi 10 anni se il referendum dovesse avere esito negativo.

Dal lato opposto però non riesco a vedere quali benefici possano essere nel tenere il sistema bicamerale, se non per giustificare l’esistenza di governi forti che scrivono le leggi al posto del Parlamento.

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